Campagne Google Ads: 7 Consigli Pratici e Spiegati Semplici per Migliorare le Performance delle tue Campagne (Senza Aumentare il Budget)

Campagne Google Ads: 7 Consigli Pratici e Spiegati Semplici per Migliorare le Performance delle tue Campagne (Senza Aumentare il Budget)

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Di che cosa ti parlerò in questo articolo

Le campagne Google Ads sono un potentissimo strumento di promozione online per le aziende.

Anzi, sono lo strumento PIU’ potente (insieme alle campagne Meta) che un’azienda possa utilizzare per promuoversi ed acquisire nuovi clienti.

Sono uno strumento potente ma, purtroppo, troppo spesso usato male.
Mi occupo di digital marketing dal 2009 e ho visto nella mia carriera centinaia di account Google Ads: troppo spesso con gravi errori che comportano poi performance scadenti se non disastrose (e un sacco di soldi buttati).

Questo articolo serve a darti 7 consigli pratici, spiegati semplici per essere comprensibili anche agli imprenditori non addetti ai lavori, che possano metterti nelle condizioni di migliorare le performance delle tue campagne.

Sei pronto?
Cominciamo…


1. DEVI Tracciare le Conversioni (ma quelle GIUSTE)

Annoso problema cui ci troviamo di fronte quando apriamo l’account Google Ads di nuovi clienti che si rivolgono a noi è quello di un assente, carente o sbagliato tracciamento delle conversioni.

Mi spiego, per l’ennesima volta.
Tracciare le conversioni in Google Ads (e in generale in ogni azione di marketing è fondamentale) perché permette di prendere le giuste decisioni su cosa ottimizzare, spingere o spegnere.

Per capirci.
Ipotizziamo che io abbia attive 4 diverse campagne di lead generation con Google Ads per promuovere 4 diversi servizi della mia agenzia.

Budget € 100/gg distribuito equamente in € 25 a campagna.

Dopo 1 mese di campagna ho questi risultati:

  • Campagna sul servizio 1: ho ottenuto 10 lead al costo di € 50 a lead,
  • Campagna sul servizio 2: ho ottenuto 20 lead al costo di € 25 a lead,
  • Campagna sul servizio 3: ho ottenuto 40 lead al costo di € 12,5 a lead,
  • Campagna sul servizio 4: ho ottenuto 80 lead al costo di € 6,25 a lead.

Se le conversioni sono ben tracciate posso decidere in una situazione come questa se sia il caso, ad esempio, di continuare a mantenere accesa la campagna 1 oppure spegnerla e aumentare il budget alla campagna 4 (è solo un esempio).

Ma cosa significa DAVVERO tracciare le conversioni giuste?
Significa almeno due cose:

a) Tracciare le giuste AZIONI di conversione
b) Tracciare le vendite finali ed incrociare i dati con la campagna

a) Tracciare le giuste AZIONI di conversione
Partiamo dall’accennare alla GRANDE importanza della scelta delle strategie di offerta di Google Ads (spiegate nella pagina ufficiale di Google qui).

Semplificando al massimo il concetto, a seconda della strategia di offerta selezionata, si danno specifiche indicazioni di obiettivi all’algoritmo pubblicitario di Google Ads.

Esempi di due strategie di offerta:
Massimizza i clic: questa strategia di offerte automatiche è il modo più semplice per fare offerte per i clic. Non devi far altro che definire un budget giornaliero medio e il sistema Google Ads gestirà automaticamente le tue offerte in modo da ottenere il maggior numero possibile di clic entro tale budget.

Massimizza le conversioni: puoi utilizzare questa strategia se vuoi ottimizzare in base alle conversioni, spendendo l’intero budget con l’obiettivo di ottenere il numero massimo possibile di conversioni.

Ora, non sto a spiegarti tutto nel dettaglio perché l’argomento delle strategie di offerta è molto ampio e magari approfondiremo con un contenuto dedicato…

Per ora dai per buona questa mia indicazione: nella stragrande maggioranza dei casi utilizziamo per le campagne dei nostri clienti la strategia “Massimizza le conversioni” per dare quindi all’algoritmo l’indicazione di spendere il budget dedicato alla specifica campagna per fare in modo di ottenere il numero massimo di conversioni possibili.

Ci siamo? Bene…

Però c’è un problema, a volte GROSSO.
Che se dai a Google le azioni di conversioni sbagliate, indovina lui cosa ti porta?
Conversioni sbagliate.

Mi spiego con un esempio pratico di un nostro cliente preso recentemente.

Guarda lo screenshot qui sotto: rappresenta il tracciamento di 30 giorni delle conversioni delle sue campagne Google Ads. Fai attenzione alle azioni di conversioni tracciate:

Campagne Google Ads
(clicca sull’immagine per ingrandirla)

Mail: 990,98
Tel: 891,47
Form: 70,62

Sembrerebbero dei buoni dati, vero?
E invece non lo sono manco per niente.

Perché quel “Mail” si riferisce all’azione di conversione del click sull’indirizzo email presente nella landing page e quel “Tel” fa riferimento all’azione di conversione del click sul numero di telefono presente nella landing page. Mentre “Form” fa riferimento alla compilazione del form.

Qual è l’ENORME problema di una casistica come questa?

Semplice spiegarlo:
“Mail” e “Tel” NON sono vere azioni di conversioni, perché il click sull’indirizzo mail NON è automatica certezza che l’utente poi la mail l’abbia mandata davvero così come il click sul numero di telefono non rappresenta la certezza di una telefonata davvero avvenuta.

Considerando che le pagine web le visitiamo in gran parte dallo smartphone scrollando col pollice, sai quanti falsi positivi? Sai quanti click su “Mail” e “Tel” partiti per sbaglio ci sono?

Mentre la compilazione di un form, nel quale l’utente inserisce i propri dati è una conversione di qualità NETTAMENTE superiore…

Torniamo però un attimo alla strategia di offerta “Massimizza le conversioni” che accennavo all’inizio: che succede se, come in questo caso, indico all’algoritmo azioni di conversioni così “facili” da ottenere rispetto a quella di qualità “Form”?

Succede che l’algoritmo fa il suo lavoro, e lo fa bene, portandomi il numero massimo di conversioni possibili che riesce con quel budget e lo fa portandomi un sacco di conversioni “Mail” e “Tel”, che però poi conversioni vere non sono…

Come abbiamo risolto il problema nei 30 giorni successivi?
In un modo tanto semplice quanto EFFICACE: eliminando le conversioni “facili” dal tracciamento. Guarda lo screenshot sotto:

Campagne Google Ads
(clicca sull’immagine per ingrandirla)

Cosa vedi?
Che le conversioni “Form” sono passate dall’essere 70,62 nei 30 giorni precedenti al diventare in pratica 490.

Da 70 a 490.
Bella differenza eh?

Quindi fai MOLTA ATTENZIONE a questo consiglio:
è super importante tracciare le GIUSTE azioni di conversione.

Lo stai facendo nelle tue campagne Google Ads?


2. Scegli la giusta TIPOLOGIA di campagna

Campagne Search, PMAX, Display, DSA, Demand Gen, Youtube, Shopping, ecc…sono tutte tipologie di campagne che Google Ads permette di scegliere per promuovere il proprio business…

Campagne Google Ads
(clicca sull’immagine per ingrandirla)

Bello avere tutta questa scelta, vero?
Si, purché non si scelga a caso (e sbagliando).

Quando si sbaglia la scelta della campagna Google Ads?
Definire una regola è molto difficile, perché dipende SEMPRE dal caso specifico.

Ma posso farti un esempio, che può aiutarti a capire.
Guarda lo screenshot sotto:

campagne su google
(clicca sull’immagine per ingrandirla)

Mostra i dati di una campagna DISPLAY di Google Ads che avrebbe voluto portare partecipanti ad un Open Day del Dr Peron, chirurgo esperto in mastoplastica additiva nostro cliente da ormai un anno.

Ma cosa sono le campagne Display?
Ce lo spiega Google stessa in questa pagina, di cui incollo sotto l’estratto:

Campagne display: annunci illustrati sui siti web
Le campagne display ti consentono di raggiungere un segmento di pubblico pertinente con annunci visivamente accattivanti mentre naviga su milioni di siti web, app e proprietà di Google (come YouTube) e di soddisfare i tuoi obiettivi di marketing. Le campagne display sono un ottimo strumento per espandere la tua copertura e rimanere top of mind con il pubblico, non solo con la Ricerca Google.

Quali sono i passaggi chiave di questa definizione?

Principalmente due:
a) Le campagne display ti consentono di raggiungere un segmento di pubblico pertinente con annunci visivamente accattivanti mentre naviga su milioni di siti web,
b) Le campagne display sono un ottimo strumento per espandere la tua copertura e rimanere top of mind con il pubblico.

e cioè:

a1) Le campagne display ti consentono di raggiungere un pubblico che NON sta cercando te ma sta navigando un sito web di suo interesse,
b1) Le campagne display sono un ottimo strumento per espandere la tua copertura e rimanere top of mind con il pubblico, ma NON sono un ottimo strumento di conversione.

In pratica, le campagne display ti permettono di pubblicare banner pubblicitari su siti web dell’enorme network di Google ed apparire davanti agli utenti mentre loro stanno leggendo un articolo su Repubblica, una ricetta su GialloZafferano, stanno controllando le previsioni sul IlMeteo.it e tu gli capiti davanti col tuo banner.

Ora, prova a fare mente locale, quando hai cliccato l’ultima volta su un banner su un sito?
Per carità, ti sarà capitato di farlo, ma di certo non è l’azione che facciamo più di frequente online.

Così come è altrettanto provato che percepiamo i banner come pubblicità invasiva, che ci disturba dalla nostra navigazione.

Il tasso medio di conversione delle campagne Display è storicamente MOLTO basso, come dimostrato anche da questa ricerca del sito americano Wordstream secondo la quale il tasso medio di conversione delle campagne Display è dello 0,57% contro il 4,40% del tasso medio di conversione delle campagne Search (che sono le campagne che pubblicano gli annunci testuali quando un utente cerca una parola chiave che hai dato come target).

campagna google

Ed infatti come andò quella campagna?
Uno schifo, non portando potenziali pazienti all’Open Day del Dr Peron..

Ma era sbagliatissima la scelta della campagna all’origine.
Ecco perché è assolutamente importante non sbagliare la scelta della tipologia di campagne, perché incide inevitabilmente sui risultati ottenuti.

Qual è la campagna più adatta al tuo caso?
Questo non posso saperlo, non conoscendoti…
Ma possiamo fare due chiacchiere iniziali senza impegno se ci contatti da qui.


3. Uso delle giuste landing page

Giusto per non dare niente per scontato, per “landing page” si intende la pagina di atterraggio dei tuoi annunci a pagamento.

In pratica la landing page è la pagina su sui attera l’utente dopo aver cliccato sul tuo annuncio.

Ci siamo? Bene…

Ora, la landing page occupa un ruolo CENTRALE nelle performance di una campagna di lead generation con Google Ads.

Avere una pagina fatta bene, che sia chiara, navigabile, con le giuste leve persuasive, fa tutta la differenza del mondo.

La landing giusta fa “funzionare” la campagna.
La landing page “sbagliata” affossa invece le performance.

Esempio:
Legge3.it è un’azienda nostra cliente dal gennaio 2021.

Quando sono diventati nostri clienti, NON avevano una landing page usata nelle loro campagne di digital marketing e mandavano il traffico a pagamento sulla home page del sito (nota bene: non ce l’avevano perché nessuno gliel’aveva mai proposta e consigliata, non perché non la volessero fare).

Mandare traffico a pagamento sulla home page del sito è un ERRORE MORTALE: il traffico a pagamento si deve mandare su una landing page, che è progettata per convertire meglio il traffico in potenziali clienti.

Perché è meglio una landing rispetto alla home page del sito?
Te lo spiego con l’immagine sotto riportata che ho preso da questa fonte:

campagne ads

Nelle campagne Google Ads è molto meglio usare una landing page invece della home page per almeno questi due motivi principali:

  1. Nella landing page c’è una sola CTA (una sola richiesta di azione, ex. “Contattaci per un preventivo”) rispetto al sito che ha solitamente diverse CTA (ex. “Contattaci”, “Iscriviti alla Newsletter”, “Scarica l’Ebook Gratuito”, “Compra il libro”, ecc): più CTA confondono l’utente che a forza di valutarle tutte spesso finisce per non fare alcuna azione (o fare la più facile)
  2. Nella landing page non ci sono link esterni, il sito è pieno di link: questo è normale ed è giusto che sia così. La landing non ha link che permettono all’utente di andare su altre pagine, il sito ovviamente si perché deve presentare l’azienda nella sua interezza.

Non è sbagliato che il sito abbia tante pagine.
E’ sbagliato mandarci su traffico a pagamento con Google Ads…

Com’è andata con Legge3.it?
Come vedi qui sotto:

campagne su google
(clicca sull’immagine per ingrandirla)

Questi sono i dati della campagna Google Ads di Legge3.it che confronta i risultati della home page (https://legge3.it) rispetto a quelli della landing page che gli realizzammo noi di Stratego Swat:

  • Home Page: Tasso di Conversione 3,31% e costo per lead di € 21,13,
  • Landing Page: Tasso di Conversione 5,06% e costo per lead di € 14,49.

Quindi in pratica € 6,64 in meno di costo per lead, moltiplicato per i 753 lead che ha generato la landing fa un risparmio di € 5.000.

E’ convenuto fare la landing oppure no?

Beh, considerando che oggi una nostra landing costa € 2.500 e quei dati fanno riferimento solo ai primi 6 mesi del rapporto con questo cliente che è ancora attivo, si fa molto presto a fare due conti…


4. Punta sui cavalli forti

Questo è un consiglio non strettamente tecnico ma comunque tante volte mooolto importante da seguire e, di contro, spesso ignorato.

Il consiglio è quello di puntare sui cavalli forti.
Mi spiego.

Parlo con gli imprenditori per lavoro tutti i giorni dal 2006.
Sai quante volte mi è capitato di parlare con qualcuno di loro che vuole promuovere tutto quello che vende?

Un sacco di volte, ma proprio decine di volte.
E sai anche però quante volte mi sono trovato di fronte ad aziende che si ostinano a voler promuovere tutti i loro prodotti/servizi quando è chiaro e lampante che ce ne sono alcuni che funzionano bene ed altri che vanno molto peggio? Non le conto più…

Guardiamo anche in questo caso un esempio:

campagna google
(clicca sull’immagine per ingrandirla)

Quello che vedi sopra è lo screenshot delle campagne Google Ads attive per uno studio legale nostro cliente.

In quanto studio legale esperto in diverse aree di competenza, le campagne attive sono diverse ed attinenti ad argomenti diversi.

E quindi troviamo:

  • una campagna sui temi legali del franchising,
  • una sulla concorrenza sleale,
  • ecc ecc (le leggi nell’immagine).

Com’è normale che possa succedere, i costi per conversione sono molto diversi tra loro:

  • Franchising: costo per lead (CPL) = 125,88 €
  • Concorrenza Sleale: CPL = 263,96 €
  • Tutela Diritto d’autore: CPL = 106,47 €
  • Diritto Societario: CPL = 281,87 €
  • Diffamazione: CPL = 41,64 €
  • Consulenza legale aziendale: CPL = 160,32 €.

Ora, come ragionare di fronte a numeri così diversi?
Come decidiamo quali sono i cavalli buoni?

La decisione va presa analizzando, tra gli altri, questi parametri.

a) Qual è il CAC?

CAC è l’acronimo di costo per acquisizione cliente, ed indica qual è il costo finale per acquisire un cliente pagante, non solo il lead.

I CPL che vedi sopra rappresentano appunto il “Costo per Lead”, cioè il costo che l’azienda sostiene per acquisire la richiesta di un potenziale cliente. Ma potenziale non è ancora cliente.

E quindi misurando a valle chi e quanti diventano clienti potremmo scoprire (ad esempio) che ogni 2 lead da “Tutela Diritto d’autore” acquisiamo un cliente mentre per “Diffamazione” acquisiamo un cliente ogni 10 lead.

E quindi siamo di fronte a questi CAC:
“Tutela Diritto d’autore” CPL 106,47 € X 2 lead necessari per fare un cliente = CAC 212,94 €
“Diffamazione” CPL 41,64 € X 10 lead necessari per fare un cliente = CAC 416,4 €

Come vedi due costi finali completamente diversi.
Ha quindi senso guardare al costo per lead?

b) Qual è il Lifetime Value del cliente per ciascun prodotto/servizio?

Per Lifetime Value (LTV) intendiamo il valore totale nel tempo di un cliente per la nostra azienda.

Rimaniamo nell’esempio dello studio legale.
Ipotizziamo questi due Lifetime Value:

  1. Cliente per “Tutela Diritto D’Autore” LTV: € 2.000. E’ un tipo di assistenza legale che prevede di solito una sola consulenza e poi si conclude naturalmente il rapporto,
  2. Cliente per “Diffamazione” LTV: € 6.000. In questo caso invece la media del LTV del cliente è molto più alta perché è un tipo di assistenza legale che si porta avanti molto di più nel tempo ed alla fine frutta allo studio un valore triplo rispetto alla Tutela sul Diritto D’Autore.

c) Qual è la scalabilità del prodotto/servizio?

Ultimo parametro che ti consiglio di misurare per decidere qual è il cavallo buono su cui puntare è la scalabilità del prodotto/servizio in questione e cioè quanto puoi aumentare le vendite dello specifico prodotto/servizio mantenendo le risorse attuali.

Torniamo sempre all’esempio fin qui citato.

Dicevamo di assistenza per la “Tutela del Diritto D’autore” e per “Diffamazione”.
Ipotizziamo questo altro fattore: all’interno dello studio legale in questione solo il fondatore si occupa di Tutela del Diritto D’autore mentre sono in 5 ad essere esperti di “Diffamazione”.

E quindi in pratica, se arrivano 10 nuovi clienti di Diritto D’Autore serve necessariamente che se ne occupi il titolare e solo lui.

Se invece i 10 nuovi clienti sono di “Diffamazione” ci sono 5 risorse che possono gestirli.
E’ altrettanto chiaro valutare il fatto che, date la situazione, l’azienda possa permettersi di spingere molto di più nell’acquisizione clienti di “Diffamazione” piuttosto che dell’altra area di competenza.

Ora, ho fatto questo esempio inventando anche dati e informazioni (LTV e risorse sono frutto di mia fantasia), ma il succo del discorso è che NON tutti i nostri prodotti e servizi sono cavalli buoni e che è assolutamente necessario misurare i parametri sopra elencati (e non solo quelli) per decidere con cognizione di causa su cosa ha senso puntare e spingere e su cosa invece no.


5. Fai A/B test sulla landing page per aumentarne le performance

Torniamo ad un tema tecnico e torniamo sulla landing page.

Perché l’errore si, uno degli errori diffusi e più gravi è quello di mandare il traffico delle tue campagne Google Ads sulla home page invece che su una landing page appositamente creata, e fin qui siamo d’accordo.

Ma l’altro errore, che si trascura praticamente nel 90% dei casi, è quello di realizzare una landing page e lasciarla per mesi ed anni senza alcuna modifica e senza alcun A/B test.

Perché per quanto possa essere di qualità una landing page (e noi in Stratego Swat siamo oggettivamente fortissimi a fare le landing) NON è possibile che sia perfetta al primo colpo.

Non è proprio umanamente possibile.
Perché ci sono centinaia di varianti possibili che hanno solo un modo di essere validate: un test, un esperimento.

Che significa quindi che:

  • si realizza una prima landing page,
  • poi se ne crea una variante con una differenza rispetto alla prima,
  • si testano entrambe sulla stessa campagna,
  • si misura quale funziona meglio e la si decreta vincitrice dell’esperimento,
  • si ricomincia il processo daccapo.

Esempio.
Torniamo al Dr Peron:

  • abbiamo realizzato una prima versione di landing page, questa https://bit.ly/3XaADiL,
  • abbiamo poi realizzato una seconda versione apportando delle modifiche, la seconda landing page è questa https://bit.ly/4fQ4eW8,
  • le abbiamo testate sulla stessa campagna: stesse keywords, stessi annunci, tutto uguale tranne la landing,
  • questi sotto sono i risultati:
campagne ads
(clicca sull’immagine per ingrandirla)

La versione 1 ha ottenuto un 1,03% di tasso di conversione ed un costo per Lead di € 151,49.

La versione 2 ha invece ottenuto un tasso di conversione del 1,35% ed un costo per Lead di € 104,99.

Cioè 47 € in meno circa per ogni lead.
Sossoldi!

Quando hai fatto l’ultimo A/B Test sulle tue landing page?
Non rispondere, lo so già: MAI.

  • Hai “l’offerta” giusta?
  • E’ Google Ads lo strumento giusto?

6. Controlla i dati di conversione delle location (Località)

Altro consiglio di cui ho già parlato in passato, semplice e a portata di mano, ma spesso ignorato: controllare i dati di conversione delle location (cioè le località).

Per ogni campagna di Google Ads, tra i mille dati che ci sono a disposizione ci sono anche quelli sulle località.

Se cioè ti promuovi ad esempio in tutta Italia, dalla schermata sulle Località puoi controllare i dati di performance delle varie regioni, province o comuni.

Guarda lo screenshot qui sotto:

pubblicità google ads

Riporta i dati di performance delle località di una campagna Google Ads.

Possiamo vedere che Milano e Roma comandano la classifica sia per quantità che per minor costo di conversione.

Ma poi vediamo Napoli al terzo posto con un costo per lead di € 9,26 (quasi doppio rispetto a Roma e Milano).

E quindi in casi come questi c’è da chiedersi, ad esempio:

  • Mantengo attive le campagne sulle province meno performanti o le spengo?
  • Aumento l’offerta sulle province più performanti o lascio com’è?

La risposta giusta la si può valutare solo conoscendo il caso specifico.
Ma cominciare a porsi la domanda in alcuni casi è un buon inizio…

Nota Importante:
L’algoritmo pubblicitario di Google Ads (ma anche di Meta) funziona meglio quanto più ampio è il pubblico.

Questo per dire che restringerlo troppo in alcuni casi è controproducente e se quindi si deve intervenire sulle location va fatto con cognizione di causa.


7. Integra SEO e SEM (mai come oggi, fare SEO aiuta Google Ads)

Ai meno esperti potrà sembrare un consiglio vintage, perché la SEO è oggettivamente lo strumento di promozione online più vecchio.

Ed invece non c’è consiglio più “fresco” che si possa fare per migliorare le performance delle campagne di Google Ads.

Il perché è presto detto.

Google Ads negli ultimi anni è cambiato molto.

Fino a qualche anno fa, si aveva molto più controllo sulle campagne.
Da qualche tempo invece, Google ha inanellato una serie di mosse che hanno ridotto il controllo sui dati delle campagne.

Due esempi su tutti:

a) Le keywords Broad,
b) Le campagne PMAX.

Appronfondisco:
a) Le keywords broad
In un passato recente, gli advertiser potevano avere un controllo molto stretto sulle keywords.

Ad esempio, funzionavano molto meglio le corrispondenze delle parole chiave (che trovi descritte qui).

E quindi, per pubblicare i miei annunci, potevo decidere di usare:

  • Keywords a corrispondenza esatta

Gli annunci possono essere pubblicati per ricerche che hanno lo stesso significato o lo stesso intento della parola chiave. Tra le tre opzioni di corrispondenza delle parole chiave, la corrispondenza esatta offre il massimo controllo su chi vede il tuo annuncio, ma raggiunge meno ricerche rispetto alla corrispondenza a frase e generica.

La sintassi per la corrispondenza esatta consiste nell’utilizzare le parentesi quadre, ad esempio [scarpa rossa].

Ecco un esempio di come funziona la corrispondenza esatta:

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  • Keywords con corrispondenza a frase

Gli annunci possono essere pubblicati per ricerche che includono il significato della tua parola chiave, ma che magari hanno termini di ricerca in più o sinonimi.

La sintassi per la corrispondenza a frase consiste nell’inserire la parola chiave tra virgolette, ad esempio “scarpe da tennis”. Ecco un esempio di come funziona la corrispondenza a frase:

pubblicità google ads
  • Keywords con corrispondenza generica

Gli annunci possono essere pubblicati per ricerche CORRELATE alla tua parola chiave, che possono includere ricerche che non contengono quei termini.

In questo modo, attiri più visitatori sul tuo sito web, dedichi meno tempo alla creazione degli elenchi di parole chiave e concentri la tua spesa sulle parole chiave che funzionano meglio.

La corrispondenza generica è il tipo di corrispondenza predefinito assegnato a tutte le parole chiave, perché è la più completa. Ciò significa che non devi specificare un altro tipo di corrispondenza, ad esempio esatta, a frase o esclusa.

La sintassi per la corrispondenza generica consiste nell’inserire semplicemente la parola chiave. Ecco un esempio di come funziona la corrispondenza generica:

Campagne Google Ads

Le definizioni delle corrispondenze delle keywords le ho copia/incollate dalla pagina in cui Google stessa le presenta (che ho linkata sopra).

Ovviamente Google tira l’acqua al suo mulino scrivendo per le keywords a corrispondenza generica dicendo che: “In questo modo, attiri più visitatori sul tuo sito web, dedichi meno tempo alla creazione degli elenchi di parole chiave e concentri la tua spesa sulle parole chiave che funzionano meglio.”

Quello che non dice apertamente è che ti toglie ogni tipo di controllo, con le corrispondenze generiche.

Che tra l’altro spinge sempre di più. Come dimostra anche questo articolo di questa estate 2024 di Search Engine Journal, in cui comunicano che di default le campagne adesso partono con la corrispondenza generica.

Ma Google vuole fregarci?
In realtà no…

Certo, pensa al suo interesse, ma la realtà dei fatti è che l’algoritmo pubblicitario di Google, grazie anche all’uso dell’intelligenza artificiale è MOLTO più potente e preciso rispetto a qualche anno fa, e quindi anche se usi parole chiave a corrispondenza generica (in gergo tecnico keywords “broad”), le campagne funzionano benissimo ma…a patto che la landing page parli correttamente dell’argomento in questione.

In pratica, rispetto al passato, è molto meno importante che le keywords giuste siano scelte nella campagna Google Ads ma è MOLTO più importante che siano presenti nella pagina di atterraggio, che sia una landing page, una pagina del sito, o una scheda prodotto (in caso di e-commerce).

E il modo migliore per avere pagine che contengano tutte le parole chiave giuste è, da sempre, la SEO.

Siamo giunti alla fine dell’articolo.

Spero ti sia piaciuto e soprattutto, se hai attive campagne di Google Ads, ti invito a controllare i suggerimenti che ho elencato (fidati che se li applichi è facile che migliorino le performance delle tue campagne).

Ho dedicato diverse ore alla scrittura di questo contenuto e, come per tutti, il tempo che ho a disposizione è prezioso.

Quindi ti chiedo una cosa in cambio del mio sforzo, condividi sui tuoi social questo articolo, aiutandomi a farlo arrivare a più persone possibile.

Ciao e ci vediamo al prossimo contenuto.

P.S:
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