Come fare campagne su Facebook Ads efficaci senza aumentare il budget

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Di che cosa ti parlerò in questo articolo

Quando si investe in campagne su Facebook Ads, spesso ci si concentra solo sull’aspetto economico: quanto stiamo spendendo? Ma la vera domanda è un’altra: come possiamo ottenere risultati migliori senza aumentare il budget?

Molti imprenditori avviano campagne pubblicitarie senza avere un quadro chiaro delle loro performance. Sanno di spendere, ma non sempre sanno come stanno andando le inserzioni su Facebook, quali metriche analizzare e quali azioni correttive mettere in atto. Il risultato? Budget investito senza un reale controllo sull’efficacia delle campagne.

In questo articolo vedremo, insieme a Yann Gualtieri Media Buyer a Stratego Swat :
✅ I criteri fondamentali per valutare se una campagna sta funzionando
✅ Le metriche essenziali da monitorare per individuare eventuali problemi
✅ Le soluzioni più efficaci per migliorare le performance senza aumentare i costi

L’obiettivo è fornirti strumenti pratici e immediatamente applicabili per ottimizzare le tue campagne su Facebook Ads, evitando sprechi e migliorando il ritorno sull’investimento. Sei pronto? Iniziamo!

Cosa sono le ads su Facebook?

Le Facebook Ads sono annunci pubblicitari a pagamento che appaiono all’interno della piattaforma Meta, inclusi Facebook, Instagram, Messenger e Audience Network. Sono uno strumento potente per raggiungere il pubblico giusto, grazie a un sistema avanzato di targeting basato su interessi, comportamenti e dati demografici.

A differenza dei post organici, che si basano sull’algoritmo e sull’interazione spontanea degli utenti, le Facebook Ads permettono di ottenere visibilità immediata e misurabile.

Possono essere utilizzate per diversi obiettivi: aumentare la notorietà del brand, generare traffico verso un sito web, acquisire contatti o stimolare vendite dirette.

Come impostare da zero una campagna ADV su Facebook

Creare una campagna pubblicitaria su Facebook può sembrare complesso, ma seguendo i passaggi giusti puoi impostarla in modo efficace fin da subito.

  1. Scegli l’obiettivo giusto – Facebook ti permette di selezionare obiettivi diversi in base ai tuoi risultati desiderati: notorietà, traffico, interazioni, lead o vendite. Scegli quello più adatto alla tua strategia.
  2. Definisci il pubblico – Il vero punto di forza delle Facebook Ads è la possibilità di targetizzare con precisione. Puoi selezionare il tuo pubblico in base a età, posizione, interessi e comportamenti, oppure utilizzare pubblici personalizzati e lookalike per raggiungere utenti simili ai tuoi clienti attuali.
  3. Imposta il budget e la durata – Decidi quanto vuoi spendere e per quanto tempo far girare la tua campagna. Puoi scegliere tra un budget giornaliero o totale, in base alla tua strategia.
  4. Crea l’annuncio perfetto – Un copy persuasivo, un’immagine o un video accattivante e una CTA chiara possono fare la differenza tra un’ads che funziona e una che passa inosservata.
  5. Monitora e ottimizza – Dopo aver lanciato la campagna, è fondamentale analizzare i risultati. Controlla le metriche principali, testa varianti diverse e ottimizza in base ai dati raccolti.

Seguendo questi passaggi, potrai creare campagne efficaci senza sprecare budget, ottenendo il massimo dal tuo investimento pubblicitario.

Quali metriche guardare nelle campagne su Facebook Ads?

Quando analizziamo le campagne su Facebook Ads, ci sono alcune metriche fondamentali da tenere in considerazione. Tuttavia, è importante ricordare che nessuna metrica ha valore assoluto se osservata da sola: i dati vanno sempre contestualizzati e messi in relazione tra loro per comprendere realmente l’andamento della campagna.

Una delle prime metriche su Facebook da esaminare è il numero di impression, ovvero quante volte un’inserzione viene visualizzata su uno schermo. Ogni volta che un annuncio appare, indipendentemente dal fatto che l’utente interagisca con esso o meno, si registra un’impression. Questo dato aiuta a capire quanto un annuncio viene mostrato, ma non ci dice nulla sull’effettivo coinvolgimento del pubblico.

Collegata alle impression, troviamo la copertura, che indica il numero di utenti unici che hanno visualizzato l’inserzione almeno una volta. Questa metrica fornisce un’informazione più qualitativa rispetto alle impression: se un utente vede un annuncio più volte, il numero di impression aumenterà, ma la copertura rimarrà invariata. Ad esempio, se un singolo utente vede la stessa sponsorizzata tre volte, avremo tre impression ma solo un valore di copertura.

Un’altra metrica essenziale è il CPM (Costo per Mille Impression), che indica quanto costa mostrare l’inserzione mille volte. Il CPM può variare in base a diversi fattori, tra cui la stagionalità, la concorrenza per quello specifico pubblico e la qualità dell’inserzione. Comprendere il valore del CPM è cruciale per gli inserzionisti, perché consente di valutare il costo effettivo della pubblicità su Meta e capire se il budget viene speso in modo efficiente.

Ad esempio, un CPM di 30€ è considerato alto, mentre un CPM di 5€ o meno indica una buona efficienza, poiché permette di raggiungere più persone a parità di budget.

Un’altra metrica strettamente collegata è la frequenza, che misura il numero medio di volte in cui ogni utente ha visto un’inserzione.

Una frequenza troppo alta su un pubblico freddo, ovvero utenti che ancora non conoscono il brand, può essere controproducente, poiché l’annuncio potrebbe diventare ripetitivo e perdere efficacia. Tuttavia, in altri contesti, come il remarketing per e-commerce, una frequenza elevata può essere strategica: ad esempio, per il recupero dei carrelli abbandonati, mostrare più volte l’annuncio può aumentare la probabilità di conversione.

Un altro indicatore chiave è il CTR (Click-Through Rate), che rappresenta la percentuale di volte in cui un utente ha cliccato sull’inserzione rispetto al numero totale di impression. Un CTR elevato suggerisce che l’annuncio è efficace nel catturare l’attenzione e stimolare l’interazione.

Tuttavia, è utile distinguere tra CTR sul link, che misura i click diretti al sito web, e CTR in uscita, che indica quanti utenti effettivamente lasciano la piattaforma per visitare la landing page. Se c’è una forte discrepanza tra questi due valori, potrebbe esserci un problema con il caricamento della pagina di destinazione o con l’esperienza utente.

Infine, il costo per click sul link (CPC link) indica quanto si paga per ogni singolo click verso il sito web. Anche se tutte le altre metriche sembrano buone, se il CPC è troppo alto – ad esempio, 10€ per un click – significa che qualcosa non sta funzionando nella comunicazione dell’annuncio. In questi casi, è necessario intervenire, testando varianti di copy, immagini o formati per migliorare l’efficacia della campagna.

Detto questo, capita – e neanche così raramente – che alcune sponsorizzate abbiano CTR bassi e un costo per click molto alto, e quindi generino lead a un costo più elevato rispetto ad altre. Tuttavia, se poi a valle queste campagne portano più vendite, significa che stanno comunque funzionando bene.

Perché? Perché magari sono particolarmente pertinenti per una nicchia specifica di utenti che hanno un bisogno reale e immediato di acquistare. Questo significa che, anche se il numero di lead è inferiore, la loro qualità è più alta, e alla fine i risultati di business sono migliori.

Questa considerazione è fondamentale, perché alla fine il vero parametro di successo non è solo il numero di lead generati, ma quanti di questi si trasformano in clienti paganti. Ed è qui che entra in gioco un aspetto cruciale che spesso viene trascurato: il tracciamento dei dati.

Non basta sapere quanti lead arrivano, bisogna anche capire da quali sponsorizzate provengono e quali di queste stanno portando vendite reali.

Quanto budget serve per le campagne Facebook Ads?

Un aspetto fondamentale per il successo delle campagne è la corretta allocazione del budget su Facebook Ads.

Anche se una strategia pubblicitaria è ben strutturata, con creatività efficaci e targeting accurato, senza un investimento adeguato le campagne non potranno mai raggiungere il loro pieno potenziale.

Ad esempio, nel settore B2B, dove il CPM (Costo per Mille Impression) può aggirarsi intorno ai 20€, un budget di 10€ al giorno non è sufficiente per ottenere dati significativi e ottimizzare la campagna. Lo stesso vale per un e-commerce: se il costo medio per vendere un prodotto è 5€, ma si investe solo 1€ al giorno, il processo di vendita diventa estremamente lento, impedendo a Meta di raccogliere abbastanza dati per migliorare la performance delle inserzioni.

Il budget è direttamente collegato al CPM, ovvero il costo per mostrare un’inserzione a 1.000 persone. Se il CPM è di 27€ e il budget giornaliero è di 20€, si raggiungono meno di 1.000 utenti al giorno, un numero spesso insufficiente per generare conversioni in modo costante. Questo non dipende dall’inserzionista, ma dal mercato e dalla concorrenza per quello specifico pubblico.

In agenzia, per le campagne di conversione, ci troviamo spesso con CPM intorno ai 30€ e utilizziamo un budget minimo di 100€ al giorno per garantire risultati concreti. Non significa che ogni inserzionista debba investire queste cifre, ma esiste una soglia minima sotto la quale le campagne non riescono a esprimere il loro potenziale.

Molti si concentrano solo sulla qualità delle creatività, senza considerare che, se il budget è troppo basso, la campagna non avrà il tempo né la possibilità di ottimizzarsi. Il rischio è quello di cercare di risparmiare, ma finire per sprecare denaro senza ottenere risultati.

Per questo motivo, definire un budget realistico e coerente con il settore e gli obiettivi della campagna è essenziale per il successo su Facebook Ads.

Come monitorare le campagne su Facebook?

Un monitoraggio efficace delle campagne Facebook Ads è essenziale per valutare correttamente le performance e ottimizzare gli investimenti pubblicitari. Senza un tracciamento preciso, è impossibile capire quali inserzioni stanno funzionando meglio e quale ritorno stanno generando.

Se si invia traffico a un sito web o a una landing page ma non si è in grado di analizzare il comportamento degli utenti, non si può affermare che le ads non stiano funzionando. Potrebbero anche generare migliaia di contatti, ma senza un sistema di tracciamento adeguato, questi dati restano invisibili.

Allo stesso modo, se si gestiscono più inserzioni senza monitorare quale stia portando i migliori risultati, il rischio di sprecare budget è elevato.

Facebook Ads necessita di un flusso costante di dati per ottimizzare le campagne. La piattaforma utilizza gli eventi registrati per migliorare il targeting e l’efficacia degli annunci. Se i dati non vengono raccolti correttamente, Facebook non riesce a distinguere le campagne performanti da quelle inefficaci e, nel tempo, smette di ottimizzarle, compromettendone i risultati.

Eppure, questo tipo di tracciamento è spesso sottovalutato o implementato in modo approssimativo. Molte aziende e agenzie si limitano a osservare dati superficiali, senza approfondire l’impatto reale delle campagne in termini di lead e revenue.

Noi, invece, adottiamo un approccio meticoloso per i nostri clienti, perché sappiamo che senza dati chiari e precisi, prendere decisioni strategiche efficaci è impossibile.

Ogni quanto modificare le inserzioni delle campagne Adv su Facebook

La frequenza con cui modificare le inserzioni nelle campagne Facebook Ads dipende da un fattore fondamentale: il budget investito. Più alto è il budget, più rapidamente si accumulano dati significativi per prendere decisioni informate sulle ottimizzazioni.

Per valutare l’efficacia di un’inserzione, è necessario un campione statistico sufficiente. Se un’inserzione viene vista da poche centinaia di persone, è impossibile determinare con certezza se stia funzionando o meno. Generalmente, il minimo sindacale per un test iniziale è di 1000 impression, ma per un’analisi più solida si consiglia di raggiungere almeno 5.000-6.000 impression prima di prendere decisioni definitive.

Ad esempio, con un budget di 10€ al giorno, si può raggiungere un pubblico limitato (circa 2000 persone, a seconda del CPM), mentre con 1000€ al giorno, il volume di dati sarà molto più elevato e le ottimizzazioni potranno avvenire più rapidamente.

Il concetto chiave è che le modifiche non devono essere fatte in modo impulsivo, ma solo quando i dati raccolti sono sufficienti per trarre conclusioni affidabili. Se un’inserzione ha ottenuto poche impression, cambiarla subito potrebbe essere un errore, perché non si è ancora raggiunta una base statistica adeguata.

Infine, quando si valuta il successo di una campagna, non basta guardare metriche come il ROAS (Return On Ad Spend). Anche un valore elevato, come un ROAS di 6, deve essere analizzato nel contesto dei margini di profitto, dei costi di prodotto e dei metodi di pagamento. Solo considerando tutti questi fattori si può determinare se una campagna stia generando un vero ritorno economico per l’azienda.

Meglio le campagne broad o quelle con un target specifico?

Una domanda comune riguarda il momento giusto per smettere di utilizzare campagne broad (cioè senza target specifico) e passare a campagne con un pubblico più definito. In realtà, nella nostra esperienza, non si smette mai del tutto di usare le campagne broad. Piuttosto, si affiancano a gruppi di inserzioni più targettizzati per testare pubblici specifici e ottimizzare le performance.

L’approccio migliore è testare entrambe le strategie in parallelo: da un lato, le campagne broad consentono di raggiungere un pubblico ampio, lasciando a Meta il compito di individuare le persone più propense a convertire; dall’altro, segmentare il pubblico può essere utile per focalizzarsi su nicchie ad alto valore. Tuttavia, la scelta tra broad e targeting specifico dipende sempre dai risultati: se una strategia funziona meglio dell’altra, è quella che merita più budget.

Un altro aspetto fondamentale è quanto investire nelle campagne di test. La risposta varia in base al prodotto e all’offerta. Non è possibile stabilire una cifra fissa, perché il successo dipende da molti fattori, tra cui il prezzo del prodotto, la qualità della creatività e il costo dell’acquisizione del cliente. Ad esempio, se si investono 100€ in una campagna, è difficile trarre conclusioni definitive. Al contrario, se dopo aver investito 5000€ in un mese non si ottengono risultati, è il caso di fermarsi e analizzare se il problema riguarda il prodotto, la pubblicità o il prezzo.

In sintesi, la strategia migliore è sempre basata sui dati: monitorare le performance delle campagne broad e targetizzate, confrontare i risultati e allocare il budget dove si ottiene il miglior ritorno sull’investimento.

4 Motivi per cui le tue campagne su Facebook Ads non performano

Quando le tue sponsorizzate su Facebook non funzionano ci sono diversi fattori che potrebbero influire negativamente sulle performance.

Prima di entrare nel merito delle cause specifiche, è fondamentale assicurarsi che alcuni aspetti di base siano correttamente impostati:

  • Il budget è adeguato al servizio che stai promuovendo: Un budget troppo basso può compromettere l’ottimizzazione delle campagne, impedendo loro di raggiungere il pubblico giusto.
  • I tracciamenti sono configurati correttamente: Senza un tracciamento adeguato, non puoi monitorare i risultati delle tue campagne e prendere decisioni informate.
  • L’offerta che stai promuovendo è realmente competitiva: Se la tua offerta non è attraente o competitiva, anche con le migliori strategie pubblicitarie, le performance ne risentiranno.
  • Le campagne stanno già performando bene, ma non lo sai: Potrebbe essere che le tue ads stiano già dando buoni risultati, ma i tracciamenti non sono configurati correttamente o non stai monitorando i giusti parametri, portandoti a sottovalutare i risultati.

Solo una volta verificati questi aspetti, potrai affrontare i 4 motivi per cui le tue ads non stanno portando i risultati desiderati, cioè:

  1. Creatività inadeguate
  2. Copy non specifici
  3. Target sbagliato
  4. Posizionamenti succhia budget

Analizziamoli nel dettaglio.

Nei primi due punti vedremo come, grazie a due strategie, siamo riusciti a fare un balzo da ROAS 0.8 a 6.5.

Si tratta di un caso vero di un nostro cliente, dove prima le campagne Facebook Ads avevano un ROAS di 0.8, ciò significa che investendo €1 in vendite rientravano di 0€. In pratica erano in perdita.

Grazie alle modifiche che ti mostreremo è passato a un ROAS di 6.5, cioè €1 investito e €6,5 rientrati in vendite.

1. Creatività inadeguate

Uno dei motivi principali per cui le tue campagne su Facebook Ads potrebbero non performare è legato alle creatività.

Se i risultati non arrivano, i primi parametri da analizzare sono il costo per 1000 impression (CPM) e il Click-Through Rate (CTR).

In questo caso, il CPM non era particolarmente negativo, ma i CTR erano troppo bassi. Questo indica che, nonostante l’inserzione fosse visibile, non stava riuscendo a generare interazioni. E attenzione, non stiamo parlando di creatività “brutte”, ma di inserzioni che non si adattano al pubblico di riferimento. Il punto è che il successo delle campagne dipende dai dati, non dalle opinioni personali sul design.

Il CTR basso può essere il segnale di una grafica o di un video sbagliato per il pubblico target. Quindi, la chiave per migliorare non è farsi bloccare dai gusti soggettivi, ma testare costantemente nuove idee e formati.

Ad esempio, in un caso specifico, il ritorno sulla spesa pubblicitaria (ROAS) era estremamente basso: per ogni euro speso, il ritorno era di 0,28€, il che significa una perdita. Nonostante la grafica sembrasse corretta, i numeri parlano chiaro: l’inserzione non stava funzionando.

campagna facebook ads

Nel caso di Facebook Ads per un e-commerce, una delle soluzioni per migliorare le performance è l’utilizzo dei caroselli e delle raccolte, che permettono di presentare i prodotti in modo dinamico.

Tuttavia, la strategia migliore per risolvere il problema delle creatività è seguire il principio di “Less is more“.

Le persone sono bombardate ogni giorno da centinaia di contenuti e non hanno il tempo di fermarsi su inserzioni troppo complicate. Se la grafica è troppo ricca di informazioni, gli utenti potrebbero non fermarsi nemmeno per un secondo.

Con questa strategia su Facebook Ads semplificata, ad esempio, abbiamo sostituito le grafiche complesse con il catalogo prodotti: il nome del prodotto, il prezzo e l’invito all’azione “Acquista ora”.

campagne facebook

Il risultato? Il CTR è passato dallo 0,4% al 2,13%, un miglioramento straordinario che ha moltiplicato per cinque le performance della campagna. Il costo per acquisto è stato dimezzato, dimostrando che spesso meno è meglio.

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Non è necessario fare di più, ma fare meglio: semplificare può essere la chiave per ottenere risultati concreti senza aumentare il budget.

2. Copy non specifici

Il secondo motivo per cui le campagne possono non dare i risultati sperati è legato ai copy non specifici.

Le metriche principali per valutare l’efficacia dei copy sono il CTR link, ovvero il click sul link rispetto al CTR totale. Ad esempio, se il CTR generale è del 2% e il CTR link è dell’1,64%, il dato potrebbe sembrare positivo, ma evidenzia comunque una discrepanza.

In genere, è difficile ottenere un tasso di conversione perfetto, poiché non tutti gli utenti che cliccano sull’inserzione proseguono con l’azione desiderata, come visitare il sito o compilare un form. Ci sarà sempre una percentuale che non compie l’azione finale, magari perché il prodotto non li convince del tutto.

Un altro dato fondamentale da analizzare è il CPM (costo per 1000 impression) e, soprattutto, il CPA (costo per acquisto).

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Se, dopo aver lavorato sulle creative, non vediamo miglioramenti nelle performance, è il momento di concentrarsi sui copy.

I copy sono i primi elementi che l’utente vede e, quindi, rappresentano i primi punti di contatto. Quando abbiamo lavorato su questo aspetto, ci siamo resi conto che i copy precedenti non rispecchiavano a pieno le esigenze del pubblico.

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Per creare copy più efficaci, è fondamentale comprendere il contesto in cui il cliente opera. Ad esempio, nel caso di un rivenditore di brand già conosciuti i clienti non necessitano di molte spiegazioni sul prodotto. In questo caso, un copy che esprima velocemente i benefici, come una spedizione rapida o una promozione speciale, è molto più efficace di un testo lungo e descrittivo.

Al contrario, per un prodotto innovativo, come una soluzione per la cura dei capelli, un copy più narrativo che intercetti i pain point degli utenti, come la paura di danneggiare i capelli, potrebbe essere utile. Abbiamo quindi modificato i copy, riducendoli e puntando su una comunicazione più diretta e referenziale, incentrata su benefici concreti come la velocità delle spedizioni, offerte speciali e sconti.

copy non specifici

Questo approccio ha portato a un ROAS (ritorno sulla spesa pubblicitaria) che è passato da 0,95 a 6,75, con un costo per acquisto che è aumentato da 58€ a 85€, ma con un CPM dimezzato, il che significa che, a parità di budget, siamo riusciti a ottenere sei volte di più rispetto ai risultati precedenti.

Questa esperienza dimostra che non sempre un copy complesso è necessario. In alcuni casi, può essere più vantaggioso andare dritti al punto, evitando fronzoli e concentrandosi sui benefici chiave.

Testare e misurare i risultati è fondamentale per trovare l’approccio giusto, e se qualcosa funziona, non aver paura di continuare su quella strada. La chiave è adattare il copy al contesto e ai bisogni specifici del pubblico.

Quindi, non è detto che tutti i copy debbano essere brevi e diretti, ma in alcuni casi, come questo, un messaggio più essenziale ha portato risultati migliori.

La strategia vincente sta nell’individuare il giusto approccio per ogni tipo di campagna, testando continuamente e adattando la comunicazionein base ai feedback che riceviamo.

3. Target sbagliato

Uno degli errori più comuni nelle campagne pubblicitarie è la scelta di un target errato.

Quando impostiamo una campagna su Facebook Ads, le prime cose che andiamo a settare a pannello sono la geolocalizzazione e le fasce di età del pubblico.

Se abbiamo un’attività locale, non ha senso impostare una copertura troppo ampia: per esempio, se facciamo delivery, difficilmente potremo servire clienti oltre i 30 km di distanza. In questo caso, non andremo a selezionare un’intera regione, ma ci concentreremo sull’area in cui possiamo effettivamente operare.

Un altro errore comune è fare campagne su tutto il territorio nazionale senza tracciare le vendite effettive. Potremmo scoprire, infatti, che i clienti paganti arrivano solo da determinate zone, come il Centro-Nord o il Sud, mentre altrove stiamo spendendo budget senza conversioni. In questi casi, ha senso escludere i target geografici meno performanti e concentrare gli investimenti sulle aree che portano risultati concreti.

Passiamo all’età: quali fasce di pubblico sono davvero interessate e in grado di acquistare il nostro prodotto o servizio? Se vendo un prodotto che costa €3.000, non ha senso targettizzare chi ha 18-20 anni, perché difficilmente avrà la disponibilità economica per acquistarlo.

Ma attenzione a non restringere troppo il target: se mettiamo troppi paletti, rischiamo di limitare l’algoritmo e far lievitare i costi per lead senza ottenere risultati migliori. Per esempio, gli interessi possono aiutarci a filtrare il pubblico, ma sono un’arma a doppio taglio: se restringiamo troppo il raggio d’azione, rischiamo di bloccare l’algoritmo, che non riesce più a lavorare in modo ottimale.

Un altro aspetto fondamentale è il messaggio pubblicitario.

Il copy e la creatività determinano a chi arriverà l’inserzione e come verrà recepita. Infatti, molte campagne oggi vengono fatte in broad, senza selezionare interessi specifici, perché l’algoritmo di Meta riesce a individuare il pubblico giusto in base al contenuto dell’annuncio.

Per questo, è importante che il messaggio sia coerente con il pubblico che vogliamo raggiungere: se vendiamo un prodotto per famiglie, la nostra comunicazione dovrà parlare direttamente alle famiglie, sia nel testo che nelle immagini o nei video.

Nel caso di un nostro cliente che fa lead generation su Facebook Ads per prodotti dal costo medio di €3.000, abbiamo creato due gruppi di inserzioni: uno per le regioni che già sappiamo essere performanti e uno di test per una nuova regione, la Liguria.

I dati ci hanno mostrato che la Liguria ha generato contatti, ma con costi tre o quattro volte superiori rispetto alle regioni principali. Questo significa che dobbiamo escluderla? Non necessariamente. Se otto contatti generano otto vendite, anche se il costo per lead su Facebbok è più alto, la campagna resta profittevole. Per questo, è fondamentale analizzare i dati nel dettaglio prima di prendere decisioni affrettate.

target sbagliato

Stesso discorso per le fasce di età. Guardando i report delle campagne, possiamo vedere quali segmenti stanno assorbendo più budget e generando più risultati.

dettagli età facebook

Nel caso del nostro cliente, la fascia 35-44 anni è risultata quella più promettente, mentre l’algoritmo ha speso meno su fasce più giovani perché ha capito che lì c’era meno mercato. Possiamo testare altre fasce con asset dedicati, ma se restringiamo troppo il pubblico, rischiamo di bruciare budget inutilmente.

Infine, la targetizzazione deve essere coerente con il prodotto e la comunicazione. Se stiamo promuovendo un viaggio avventuroso in Islanda, non possiamo aspettarci di venderlo a chi cerca una vacanza rilassante a Dubai. Allo stesso modo, se il nostro prodotto richiede determinate condizioni (come avere un giardino), sarà più efficace puntare su zone extraurbane piuttosto che su grandi città.

Il segreto è partire con una targetizzazione ben calibrata e poi ottimizzarla in base ai dati reali, evitando scelte troppo rigide che potrebbero limitare l’efficacia delle campagna.

4. Posizionamenti Succhia budget

Uno degli aspetti spesso sottovalutati nelle campagne Meta Ads è la gestione dei posizionamenti, ovvero i punti in cui vengono mostrate le inserzioni.

Meta offre ben 21 posizionamenti differenti e permette un controllo totale su quali attivare e quali escludere. Se lasciamo che l’algoritmo scelga in autonomia con i posizionamenti automatici, potremmo ottenere risultati soddisfacenti, ma è fondamentale monitorare dove effettivamente viene speso il budget e se quei posizionamenti stanno portando conversioni.

Dai dettagli della campagna possiamo analizzare quali posizionamenti stanno assorbendo più budget e quali stanno performando meglio.

posizionamenti meta

Per esempio, in una campagna di lead generation di un nostro cliente, abbiamo riscontrato che la maggior parte dei contatti proveniva da Facebook mobile, mentre altre sezioni come la versione desktop non avevano generato risultati.

Tuttavia, la soluzione non è semplicemente escludere i posizionamenti meno performanti. Se restringiamo troppo le opzioni, rischiamo di bloccare l’algoritmo e peggiorare le performance della campagna.

Un buon approccio è quello di osservare l’andamento della spesa: se, su un totale di €100 al giorno, vediamo che €20 sono stati investiti in un posizionamento che non ha portato lead, dobbiamo valutare se rimuoverlo o meno. Potrebbe sembrare una spesa inutile, ma in alcuni casi l’utente potrebbe aver visto l’inserzione in quel posizionamento e poi aver convertito altrove.

Quindi, prima di tagliare via una posizione pubblicitaria, è importante analizzare il CPL complessivo e verificare se la campagna sta funzionando nel suo insieme.

Alcuni posizionamenti si rivelano spesso più efficaci di altri, ma dipendono dal target e dal prodotto. Per esempio, se il nostro pubblico di riferimento ha più di 50 anni, è probabile che Meta destini la maggior parte del budget a Facebook piuttosto che a Instagram o ai Reel. Allo stesso modo, se i dati mostrano che l’algoritmo sta investendo il grosso della spesa nei Reel e nelle Stories, è essenziale creare contenuti video verticali che siano adatti a questi formati, piuttosto che limitarsi a immagini statiche o post testuali.

Un altro elemento da considerare è l’Audience Network, il posizionamento che permette di mostrare le inserzioni al di fuori di Meta, su app di terze parti e siti esterni.

Audience Network

Questo può ampliare la portata della campagna, ma spesso porta traffico di qualità inferiore, con un rischio maggiore di spreco di budget. Abbiamo visto casi in cui una percentuale significativa del budget veniva assorbita dall’Audience Network senza generare lead di valore. Per questo, è un posizionamento che va gestito con attenzione e disattivato se i dati mostrano che non sta portando risultati concreti.

In sintesi, la gestione dei posizionamenti non deve essere né troppo rigida né troppo permissiva. L’obiettivo è bilanciare il controllo manuale con la capacità dell’algoritmo di ottimizzare le performance.

Se il CPL è buono e la campagna sta funzionando, spesso intervenire sui posizionamenti non è necessario. Ma se notiamo sprechi evidenti, allora ha senso intervenire e redistribuire il budget nei posizionamenti più performanti.

Conclusione

Abbiamo visto come creatività, copy, target e posizionamenti siano elementi chiave per il successo delle campagne Facebook Ads. Non basta investire budget sperando di ottenere risultati: ogni aspetto della campagna va monitorato e ottimizzato in base ai dati reali.

Ogni errore può incidere sulle performance: creatività poco efficaci riducono l’interesse degli utenti, copy generici non riescono a comunicare il valore dell’offerta, target errati disperdono il budget su persone non in linea con il prodotto o servizio e posizionamenti mal gestiti rischiano di bruciare risorse senza portare conversioni.

La soluzione? Testare, analizzare e ottimizzare continuamente. Ogni modifica deve essere basata su metriche precise, evitando azioni impulsive che potrebbero peggiorare le prestazioni delle campagne.

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