Sponsorizzazioni su Facebook: Ecco i 10 Errori tipici da evitare (che forse stai facendo anche tu)

sponsorizzazioni facebook

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Di che cosa ti parlerò in questo articolo

Le tue sponsorizzazioni su Facebook NON funzionano? Succede spesso, molto più di quanto pensi. Le Facebook ADS sono un valido strumento per incrementare il fatturato, ma solo se viene utilizzato in modo corretto.

Molti imprenditori lamentano gli scarsi risultati ottenuti attraverso questa piattaforma, affermando addirittura che questo sia ormai un canale morente. Tutto ciò però non ha affatto senso.

Proviamo a spiegare brevemente il perché.

Veniamo da due anni di stravolgimenti: la pandemia ha rappresentato la tempesta perfetta nell’ambito del digital marketing e, nello specifico di Facebook, dato il crollo di costi. La riduzione nella spesa pubblicitaria è stata una conseguenza del forte taglio d’investimenti da parte delle grandi aziende. 

Come funziona la sponsorizzazione su Facebook?

Sicuramente saprai, infatti, che le sponsorizzazioni su Facebook ADS sono un’asta

  • si alza il numero di aziende interessate a comprare spazi pubblicitari; 
  • cresce l’incremento dei costi di quegli spazi.

Con il lockdown tanti inserzionisti hanno smesso improvvisamente di fare pubblicità. Contemporaneamente il numero di utenti e la loro permanenza sui social sono enormemente aumentati.

Questa tempesta perfetta ha ridotto drasticamente la spesa pubblicitaria a tutto vantaggio di quelle aziende che hanno continuato a fare campagne su Facebook. Tuttavia, questi dati così incredibilmente dopati dalla pandemia hanno trovato una battuta d’arresto. 

Anzitutto, la fine del lockdown ha riportato alla normalità il tempo disponibile da spendere sui social. A ciò dobbiamo aggiungere l’aggiornamento di iOS 14 che ha reso molto più difficile raccogliere dati per le pubblicità online.

I risultati molto positivi nell’ambito digital ottenuti in piena pandemia sono radicalmente diversi rispetto a quelli che raggiungiamo oggi. Ecco perché non possiamo paragonare quanto accadeva due anni fa rispetto ai dati odierni. 

Ma neppure possiamo pensare che le Facebook ADS siano ormai uno strumento in lento declino. 

Quanto costa sponsorizzare su Facebook?

Come abbiamo già detto in diversi articoli (ad esempio “Come fare Lead generation con Facebook Ads” e “Costo per Lead su Facebook: Da cosa dipende e come abbassarlo“) non è possibile stabilire con certezza e a priori il budget necessario per sponsorizzare su facebook con sucesso.

Ci sono moltissime variabili da considerare, a seconda del settore e della situazione di partenza del tuo account Facebook Ads, i costi per sponsorizzare le tue campagne sulla piattaforma potrebbero variare da pochi centesimi a diversi euro per clic.

In media il costo delle sposorizzate su Facebook è compreso tra $0,50 e $2,00 per clic.

10 Errori da evitare nelle sponsorizzate su Facebook

La sponsorizzazione Facebook non funziona e porta a risultati insoddisfacenti, solo se lo strumento non viene utilizzato nel pieno delle sue potenzialità.

Ogni volta che analizziamo gli account pubblicitari dei nuovi clienti che si rivolgono a noi, puntualmente, troviamo degli errori – spesso clamorosi – nella gestione delle inserzioni.

In questo articolo vedremo i 10 errori più comuni che vengono effettuati nelle campagne su Facebook, analizzando punto per punto quali sono invece le azioni migliori per raggiungere dei risultati.


Errore n°1: Usare budget troppo ridotti

budget campagna facebook ridotto

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Nello screen riportato analizziamo il primo errore trovato nell’account pubblicitario di un nostro nuovo cliente. Ci sono 5 gruppi di inserzioni in cui sono stati allocati budget davvero ridotti. 

Perché è un errore investire così poco su Facebook?

Consideriamo Facebook come una macchina che ha bisogno di carburante per poter mostrare un’inserzione in un certo raggio d’azione. Se investiamo poco budget l’algoritmo non riuscirà ad avere il tempo e i numeri necessari per capire chi è il pubblico più in target. Ecco perché un’inserzione con poco budget non riesce a uscire dalla fase di apprendimento. 

Cos’è la fase di apprendimento?

Le linee guida di FB spiegano piuttosto bene di cosa si tratta: “Ogni volta che viene mostrata un’inserzione, il nostro sistema di pubblicazione impara qualcosa in più sulle persone e sui posizionamenti ideali per la pubblicazione dell’inserzione. Più viene mostrata un’inserzione, più il sistema di pubblicazione diventa efficace nell’ottimizzarne i risultati.

In altre parole, la fase di apprendimento è il periodo necessario affinché il sistema acquisisca dati sul pubblico di riferimento. Per arrivare alle persone giuste, però, ha bisogno di un campione abbastanza ampio da testare. Inoltre, necessita di budget per capire qual è il posizionamento dove c’è maggiore possibilità che il pubblico in target veda l’inserzione.

In definitiva, la piattaforma del gruppo Meta ha bisogno di dati. Come possiamo aiutare Facebook a raccogliere dati sufficienti per migliorare le nostre campagne? 

Investendo un budget adeguato all’impresa.

Facciamo un esempio riprendendo le 5 campagne riportate nello screen. Immagina di dover andare da Rimini ad Ancona in auto. Decidi di fare 5 euro di benzina in 5 auto differenti: quanto tempo impiegherai per arrivare a destinazione? Probabilmente più del necessario, ammesso che riuscirai a centrare l’obiettivo.

Se invece avessi investito 25 euro di budget in una sola macchina non avresti disperso il tuo denaro. In più, avresti raggiunto la tua destinazione in tempi più ragionevoli. Allo stesso modo, anche per Facebook ha più senso gestire un solo gruppo di annunci quando il budget è ridotto.

Probabilmente con una struttura di campagna come quella riportata nello screen, è possibile impiegare anche 20 giorni per ottenere dei risultati in termini di conversioni. Ammesso che la campagna uscirà mai dalla fase di apprendimento.

Invece, con una struttura semplificata possiamo sperare di abbattere i tempi di attesa. Investendo lo stesso budget pubblicitario è possibile raggiungere in tempi migliori i risultati sperati.

Concludendo, usare budget troppo ridotti impedisce alla macchina di raccogliere una quantità sufficiente di dati utili a ottenere conversioni.


Errore n°2: Testare un solo pubblico ristretto

Targettizzazione dettagliata Facebook Ads

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Testare un solo pubblico – per giunta ristretto – è un altro errore che ritroviamo molto spesso. 

In tanti pensano, erroneamente, che creare un’audience su Facebook sulla base di molti interessi sia corretto, poiché questi dovrebbero rispecchiare le reali inclinazioni del cliente tipo. 

In realtà, Facebook conosce il nostro target molto meglio di noi, quindi se diamo alla piattaforma troppe limitazioni non sarà in grado di esprimere davvero tutto il suo potenziale.

Con un pubblico troppo piccolo la piattaforma non riesce ad analizzare la giusta mole di dati necessaria a trovare il target di riferimento. Al contrario, partendo da pubblici più ampi Facebook ha maggiori possibilità di trovare le persone più interessate a ciò che vendi. 

Il cliente di cui stiamo analizzando le campagne ha un pubblico nazionale.

Per attività come queste esiste una dimensione di audience minima, tale da permettere a Facebook di operare in modo efficace?

La risposta è “dipende”. Nelle campagne curate da noi si parte da un pubblico di almeno 3-4 milioni di persone per testare un’audience nazionale.

Se invece stiamo parlando di un’attività locale il limite è la zona da coprire, che non sempre è ampia. Perciò in questo caso è fondamentale non inserire gli interessi e far lavorare la macchina in modo autonomo. Infatti già la geolocalizzazione rappresenta un freno per Facebook, che sarà costretto a lavorare su un pubblico ristretto. 

In definitiva, se ti rivolgi a un pubblico nazionale, parti da un’ampiezza di almeno 3-4 milioni. Se hai un’attività locale sarà necessario geolocalizzare la campagna, ma senza inserire gli interessi. Al più sarà necessario scegliere la fascia di età ed eventualmente il genere.


Errore n°3: Non intercettare pubblico nuovo

Intercettare periodicamente pubblico nuovo ci permette di migliorare il funnel di azione che abbiamo strutturato all’inizio della nostra strategia digital.

Per ogni business è necessario realizzare un piano d’azione sulla base di un funnel. Immaginiamo un imbuto all’interno del quale far passare gli utenti intercettati attraverso le nostre campagne pubblicitarie. La bocca dell’imbuto, ovvero la parte alta del funnel, è rappresentata da un pubblico freddo, cioè che ancora non ci conosce.

Man mano si scende nell’imbuto, l’audience diventa più calda. In altre parole, entra in contatto con il nostro brand, comincia a conoscerci e quindi anche ad avere maggiore familiarità con ciò che vendiamo. A questo punto è più probabile che un pubblico caldo si trasformi in un cliente pagante.

Il nostro compito è quello di allargare la bocca di questo imbuto, così da inglobare sempre nuovo pubblico potenzialmente in target. 

Grazie a Facebook possiamo raggiungere un ampio numero di persone a costi relativamente ridotti. Una volta raggiunto un numero sufficiente di persone nuove possiamo effettuare ulteriori attività digital per raggiungere maggiori conversioni.

La teoria del funnel naturalmente va adattata a ogni singolo caso. Perciò possiamo avere fasi del funnel più o meno lunghe a seconda delle necessità. 
Un parametro da monitorare per capire se stiamo procedendo nel modo giusto è la percentuale di prima visualizzazione.

percentuale di prima visualizzazione del pubblico Facebook

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Cos’è la percentuale di prima visualizzazione?

Si tratta di una metrica che indica qual è la percentuale di persone raggiunte che hanno visto per la prima volta una determinata inserzione. 

Lo screen riporta una percentuale di prima visualizzazione del 4,63%: su 100 persone raggiunte, 4 di queste stanno vedendo per la prima volta la nostra inserzione. Ovvero 96 persone ci hanno già incontrato almeno un’altra volta.

Questa percentuale non è affatto positiva. 

Se vogliamo intercettare un pubblico freddo per allargare il nostro imbuto, dobbiamo aumentare la percentuale relativa alla prime visualizzazioni. Altrimenti questo imbuto non si allargherà mai e andremo a intercettare sempre gli stessi utenti.

Dunque dove possiamo monitorare questo parametro?

All’interno del Business Manager, nelle inserzioni, si clicca sui gruppi d’inserzioni di cui vogliamo controllare i risultati. Quindi cliccando su “ispeziona”, si apre una schermata dove verranno mostrati diversi dati, tra cui la percentuale di prima visualizzazione. 

Analizziamo ora un pubblico che ha come interessi quelli per la cucina. Si riscontra un andamento negativo della percentuale di prima visualizzazione: da 60% a 21,73%. Teoricamente la campagna dovrebbe intercettare nuove persone. Tuttavia, stando a quanto emerge dai dati, è evidente che Facebook sta tornando ancora una volta sulla stessa audience.

Questo è uno tra i tanti parametri da tenere sotto controllo. Infatti, se nonostante queste percentuali la campagna porta a delle conversioni, allora bisogna valutare altre metriche e migliorare le performance.

Al contrario, se non c’è alcun riscontro positivo come possiamo intervenire?

Ci sono più strade possibili:

  1. continuare a mantenere lo stesso pubblico cambiando le creatività o il copy;
  2. spegnere quel gruppo di inserzioni e provare un nuovo pubblico; 
  3. provare con un pubblico broad, cioè molto ampio;
  4. stravolgere totalmente le ad, sia nel copy che nelle creatività.

Una delle prime azioni da compiere per migliorare i risultati di una campagna social, è quella di cambiare alcune variabili della stessa. Modificare il testo in didascalia oppure l’immagine o il video della creatività può davvero fare la differenza. 

Dal momento che Facebook targetizza anche in base al copy e alle immagini, una volta modificate, probabilmente l’algoritmo andrà alla ricerca di nuove persone. In questo modo c’è la possibilità che la percentuale di prima visualizzazione migliori. 

Se ciò non dovesse bastare è necessario testare nuovi pubblici o stravolgere l’intera strategia di campagna.

Queste azioni correttive sono valide se le Facebook ADS lanciate hanno una percentuale bassa di prime visualizzazioni e non portano a risultati in termini di conversioni. 

Tuttavia, se raggiungiamo l’obiettivo di campagna, nonostante basse percentuali di prime visualizzazioni, allora possiamo evitare di effettuare grandi azioni correttive. Ecco perché bisogna considerare diversi parametri e non solo quelli relativi alle prime visualizzazioni. 

Un esempio è dato da un caso reale in cui abbiamo lanciato una campagna con un first view rate basso. Il costo per risultato era anch’esso basso, ma c’erano comunque delle conversioni. In questo caso, abbiamo incrementato il budget per raggiungere persone nuove e cambiato il tipo di inserzioni.


Errore n°4: Usare angoli di attacco uguali per tutta la categoria di pubblico

Esempio di campagne Facebook con creatività uguali per tutti i pubblici

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Un errore molto comune è quello di utilizzare le stesse leve per pubblici freddi e caldi. 

La campagna che stiamo per analizzare aveva lo stesso copy e la stessa creatività per ogni fase del funnel. Questo è assolutamente sconsigliato perché ogni tipo di pubblico ha bisogno di leve differenti

Se il pubblico è freddo, bisogna fare leva su una domanda latente, cioè inespressa da parte delle persone che guardano la nostra inserzione.

Ciò significa che dobbiamo prima far emergere una data criticità potenzialmente sentita dal pubblico in target e poi offrire la soluzione. 

Quando la campagna non genera conversioni, è probabile che le persone non abbiano fiducia nel brand o hanno delle obiezioni sul prodotto venduto. Perciò nelle fasi successive bisogna smontare queste obiezioni e sfruttare la riprova sociale.

Ovvero mostrare al pubblico in target che esistono persone soddisfatte del prodotto offerto.

Gli esempi riportati mostrano i diversi angoli utilizzati per ciascun pubblico.

Esempio di creatività Facebook per pubblico freddo

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Nella caption abbiamo inserito il seguente testo “Workshop gratuito di fotografia per viaggiatori. Stanco di scattare “a caso” nei tuoi viaggi migliori?”.

Il problema su cui si fa leva è l’insoddisfazione di chi viaggia nel guardare foto scattate durante il viaggio. Probabilmente la criticità emersa è indice di un bisogno: imparare a fare foto nei posti visitati.

Questa leva porta già a dei risultati molto elevati in termini di conversioni.

Esempio di creatività Facebook per pubblico di remarketing

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Per quelli che invece ci conoscono ma non sono convinti, diamo loro ulteriori motivazioni per cui dovrebbero partecipare al workshop.

Convinciamo queste persone a scegliere il migliore prodotto che permetterà loro di raggiungere l’obiettivo di scattare foto più entusiasmanti durante i loro viaggi.

Esempio di creatività Facebook per pubblico di remarketing con leva su urgenza

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In alcuni casi come quello riportato, è possibile anche sfruttare il remarketing per intercettare un pubblico caldo. L’obiettivo è ricordare a queste persone la data e l’ora del workshop.

Questa tipologia di campagna è utile anche per accrescere la reputazione del brand e la fiducia da parte delle persone. Così come pubblicare le recensioni dei clienti soddisfatti è utile a migliorare i risultati della campagna.

Riassumendo, utilizzare le stesse creatività e lo stesso copy in inserzioni destinate a pubblici con temperature differenti è un errore.


Errore n° 5: Non fare attenzione ai dettagli delle creatività

I dettagli delle creatività sono importanti e potrebbero portare a penalizzazioni in termini di risultati della campagna facilmente evitabili. 

Tra gli errori più comuni ricordiamo:

  • lanciare video senza sottotitoli;
  • utilizzare un copy generico che non si sofferma su una specifica problematica;
  • parlare del problema senza dare una soluzione;
  • non inserire le call to action.

Questi sono piccoli errori che però non bisogna mai sottovalutare nelle Facebook ADS.


Errore n°6: Utilizzare il posizionamento Instagram senza collegare l’account aziendale

Un utente può vedere la nostra inserzione su diversi posizionamenti: il feed di Facebook o di Instagram, nei Reel o nelle Stories e così via. Ogni posizionamento esprime un potenziale, ma se non impostiamo tutto al meglio ci imbattiamo in errori clamorosi.

Nell’esempio riportato, il cliente ha bisogno di infondere fiducia al suo target principale. Lancia dunque una campagna con posizionamenti automatici, lasciando cioè decidere a Facebook qual è il luogo migliore dove mostrare l’inserzione.

Lasciare i posizionamenti automatici non è un’azione sbagliata, ma lo diventa quando non si collega l’account instagram al Business Manager di Facebook e poi si lancia una campagna con tutti i posizionamenti. 

Cosa succede se lanciamo una campagna con un posizionamento su un account Instagram non collegato? 

Gli utenti vedranno l’inserzione, ma nel tentativo di raggiungere il profilo a cui si riferisce quella campagna non troveranno l’account. 

Questo errore mina la reputazione del brand, poiché le persone interessate non potranno coltivare la fiducia necessaria affinché comprino proprio quel servizio. 

Sarebbe stato utile invece raggiungere la pagina Instagram del cliente dove trovare storie in evidenza, post e contenuti di approfondimento, utili a convincere l’utente a fidarsi del brand. In questo caso il servizio venduto è un videocorso.

Un videocorso non è come un bene materiale che ha determinate specifiche di prodotto: non puoi conoscerlo a fondo se non lo acquisti.

Per questo motivo, bisogna stimolare costantemente il pubblico con contenuti che raccontino il servizio e diano certezze sulla bontà di quanto si sta offrendo.

Ecco perché quando un utente viene intercettato da una campagna deve avere la possibilità di visitare il profilo del brand

Pertanto, se la tua attività non ha ancora un canale Instagram, l’ideale è crearne uno e pubblicare dei contenuti. Quindi collegarlo alla pagina Facebook così da usare anche questo posizionamento nelle campagne.


Errore n°7: Non formattare i contenuti per ogni posizionamento utilizzato

Nelle Facebook ADS è fondamentale realizzare creatività differenti e ottimizzate in base al posizionamento selezionato. 

Se devo promuovere un contenuto attraverso i Reel non posso caricare un semplice video animato, come quello pubblicato nel feed di Facebook.

Ciò perché questo tipo di formato non è compatibile con le aspettative degli utenti che abitualmente consumano Reel.

Per quanto concerne le dimensioni, non occuparsi di questo aspetto è un errore madornale. 

Nell’esempio riportato vediamo invece come dovrebbero essere i formati per ogni tipo di posizionamento.

Contenuti formattati per ogni posizionamento pubblicitario utilizzato

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Nel feed, ovvero nella sezione notizie di Facebook, di Instagram, nel marketplace e nel feed dei video di Facebook sono stati realizzati dei formati adeguati per ogni tipo di posizionamento.

Il contenuto è esteticamente bello, perché non è distorto, né contiene fasce riempitive perché quel formato si adatti a un determinato posizionamento. 

L’esempio lampante è nelle stories, dove la necessità di occupare tutto lo spazio verticale del posizionamento renderebbe inadeguata un’immagine in formato quadrato.

Ecco perché anche per le stories e per i Reel è necessario pensare a contenuti dimensionati in modo ottimale.

Contenuti formattati per ogni posizionamento pubblicitario utilizzato (secondo esempio)

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Le stories e i Reel sono un posizionamento molto utilizzato perché spesso riducono i costi della pubblicità, sebbene talvolta non siano sempre i migliori. 

Bisogna quindi sforzarsi di realizzare creatività ottimizzate per ogni posizionamento e poi analizzare i risultati ottenuti.


Errore n° 8: Non avere controllo dei risultati per ogni posizionamento

analisi dati per ogni posizionamento pubblicitario utilizzato

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Come anticipato, impostare i posizionamenti automatici nelle campagne Facebook è giusto, ma bisogna stare attenti a non commettere i classici errori. 

Quando impostiamo i posizionamenti automatici, Facebook sceglie autonomamente, sulla base dello storico dei dati raccolti, il posizionamento più adatto all’inserzione lanciata. 

Tuttavia, se non abbiamo allocato un budget adeguato – e qui rimandiamo al primo punto del nostro articolo -, Facebook farà fatica a capire qual è il posizionamento ideale.

Pertanto, andrà a distribuire il budget su ogni posizionamento, senza però aver realmente compreso qual è il migliore su cui puntare. 

Quando il budget da investire nelle Facebook ADS è ridotto dobbiamo fare attenzione a quali posizionamenti portano a risultati e quali no. 

Monitorando i risultati per ogni posizionamento può sembrare che la spesa sia microscopica.

Tuttavia, se sommiamo ogni piccolo importo è evidente che avremmo potuto investire meglio quel budget allocandolo in un solo posizionamento profittevole. 

Come facciamo a controllare i risultati ottenuti per ciascun posizionamento?

tagging campagne per tracciamento risultati

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Nella campagna pubblicitaria si inseriscono dei tag che fino a qualche tempo fa erano visibili all’interno della stessa piattaforma di Facebook. Adesso invece è possibile monitorare i risultati ottenuti per ogni posizionamento solo attraverso le Analytics di Google.

schermata di Google Analytics con presentazione dati

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La pratica di inserire i tag nelle Facebook ADS non è molto comune. Per ogni nostro cliente di cui curiamo le campagne social impostiamo alla fine dell’inserzione, nei parametri URL, i tag necessari a individuare i posizionamenti migliori.

Tale pratica è fondamentale per evitare sprechi di budget. 

Se ad esempio dal monitoraggio dei tag si evince che la posta di messenger conduce a pochi risultati, è consigliato rimuovere questo posizionamento e concentrare il budget su altre risorse.


Errore n°9: Non monitorare i risultati

Mancato monitoraggio campagne Facebook

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Un altro errore clamoroso e sfortunatamente molto frequente riguarda il monitoraggio dei risultati delle campagne

Nel caso specifico riportato c’è un parametro molto interessante che interessa i gruppi di inserzioni. 

La prima campagna ha ottenuto:

  • 207 risultati;
  • al costo di 1,83€ per ogni risultato;
  • a fronte di una spesa di 378€.

Nella seconda campagna invece i dati ottenuti sono i seguenti:

  • 63 risultati; 
  • al costo di 6,43€ per risultato; 
  • a fronte di un importo speso di 404,86€. 

Confrontando le due Facebook ADS notiamo una differenza di circa 100€ sull’investimento pubblicitario. La prima campagna, in base al costo per risultato, ha portato risultati migliori rispetto alla seconda. 

Consideriamo poi un altro parametro: la frequenza

La campagna meno performante, oltre ad avere un costo per risultato 6 volte superiore rispetto alla campagna migliore, ha anche una frequenza altissima.

Significa che le persone intercettate dall’inserzione stanno vedendo un numero esorbitante di volte l’annuncio e, nonostante questo, non acquistano. 

Dunque è evidente che la campagna arriva a un pubblico che non è interessato a quello che la campagna pubblicizza. 

Il risultato di questa analisi è uno spreco di budget investito in campagne poco performanti e che avrebbe potuto essere allocato meglio. Tuttavia, queste considerazioni possono essere fatte solo alla luce di un monitoraggio costante dei risultati

In conclusione, quando si decide di investire in Facebook ADS è fondamentale controllare quali sono i gruppi di inserzioni migliori e agire sulla base di ragionamenti supportati dai dati.


Errore n° 10: Non avere controllo sull’efficacia delle ADS

Mancato monitoraggio risultati campagne Facebook

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Dopo aver analizzato le performance dal punto di vista dei pubblici, passiamo al controllo delle singole inserzioni

Ogni campagna è costituita da uno o più gruppi di inserzioni, all’interno dei quali sono presenti uno o più inserzioni. Ciascuna di esse porta a determinati risultati che dobbiamo monitorare per capire quali sono le inserzioni vincenti.

Nel caso riportato notiamo subito i risultati della prima AD:

  • una copertura che supera le 14 mila persone;
  • 169 leads a un costo di 4,74€; 
  • 801,59 € di investimento pubblicitario;
  • una frequenza di 10,33;
  • il CTR (Tasso di click in uscita) dello 0,65%.  

Il tasso di conversione è la percentuale di persone che hanno visualizzato la pubblicità e hanno cliccato sull’inserzione per arrivare alla pagina di destinazione. 

Consideriamo ora la seconda inserzione: ha tutti i parametri vincenti investendo solo 44€. Cosa sarebbe successo se invece fosse stato allocato più budget? Probabilmente avrebbe ottenuto risultati decisamente migliori rispetto alla campagna da 801,59€.

Soffermiamoci ora su un altro punto molto importante che riguarda la cannibalizzazione delle inserzioni.

Cosa significa cannibalizzazione? 

Quando più campagne entrano in competizione tra di loro si parla di cannibalizzazione. In questo caso specifico la prima inserzione ha saturato il suo pubblico. Contemporaneamente è stata aggiunta una seconda inserzione che è entrata in conflitto con la prima.

Dato che la prima AD ha già raccolto qualche dato, Facebook ha dirottato tutto il budget su questa inserzione.

Ciò anche perché con budget così risicati (7,50 € al giorno per inserzione), l’algoritmo potrebbe decidere di penalizzare alcune inserzioni a vantaggio di quelle con più storicità. Tuttavia, non sempre questo meccanismo è quello più funzionale.

Pertanto, è fondamentale monitorare le inserzioni e spegnere quelle che non funzionano. In questo modo Facebook ha il budget e il tempo sufficienti a mostrare l’AD alle persone giuste.

Guardiamo ora un altro parametro: il CPM (Costo per Mille Impression)

Questa metrica indica che per raggiungere 1000 visualizzazioni è necessario investire un certo budget. Nella campagna analizzata il CPM ha un valore 5,44 €. 

Investendo un budget di 7,50 € dunque sarà possibile raggiungere poco più di 1000 visualizzazioni. Occorre però fare una giusta precisazione: il numero di visualizzazioni non è uguale al numero di persone che visualizzano un certo contenuto. 

1000 visualizzazioni potrebbero essere il frutto di 500 persone che hanno visualizzato l’inserzione due volte ciascuno.

CPM, CTR, frequenza e tutti gli altri parametri che abbiamo analizzato in questo ultimo punto sono essenziali per poter capire qual è l’andamento di un’inserzione.

Ampiezza dei pubblici broad vs pubblici di remarketing

Un quesito riguarda l’impostazione dei pubblici, rispettivamente freddo e caldo, per la corretta realizzazione di un funnel di vendita. Riportiamo la domanda per intero:

Una domanda sul mostrare le ads a un nuovo pubblico: in un ipotetico funnel di campagne, es. 1-2-3 (campagna 1 broad, campagna 2 retargeting, campagna 3 remarketing) consigliate di settare un’audience più ampia anche nella seconda e terza fase? Oppure è sufficiente la prima campagna broad per raggiungere il nuovo pubblico?”

Prima di rispondere alla domanda chiariamo il concetto di broad e quello di remarketing.

Per “broad” si intende un pubblico ampio e freddo, cioè che non ci conosce. Gli altri due (retargeting e remarketing) sono audience calde, cioè che hanno già conosciuto il brand o che hanno già espresso un intenzione d’acquisto. 

Pertanto l’audience più ampia è la prima, cioè quella broad, perché dobbiamo raggiungere persone nuove. 

In merito al budget da allocare, dipende dal punto di partenza. 

In teoria, partendo da zero la maggior parte del budget dovrebbe essere allocata sulla parte broad che intercetta pubblico freddo. In questo modo possiamo incrementare l’insieme degli utenti che fanno parte dei gruppi di remarketing. 

Naturalmente bisognerebbe conoscere il caso specifico per poter rispondere a questa domanda in modo più dettagliato.

Marginalità e Facebook ADS: quando ha senso investire in campagne?

Il secondo quesito verte sulla marginalità dei prodotti e sul giusto investimento da fare per le Facebook ADS. Riportiamo la domanda nella sua interezza: 

“Ipotizziamo che devo vendere 10 prodotti, ognuno con un margine di 2€. Quindi avremo 20€ totali di budget possibile. Come fare per sfruttarli meglio?”

Avere un margine di 2 euro per ogni prodotto, a meno che l’acquisto non sia ricorrente, non ti permette di fare Facebook ADS. 

In generale, non è possibile fare marketing con un margine così basso, a meno che per ogni cliente acquisito non ci sia una ricorrenza d’acquisto. In altre parole, se un cliente acquista il tuo prodotto più volte, allora ha senso investire in Facebook ADS con marginalità così ridotte.

In alternativa, se vendi diversi prodotti, ma hai budget ristretti, puoi concentrarti su uno di questi prodotti, magari quello più venduto o più facile da vendere. Eventualmente puoi utilizzarlo come front-end per cercare di vendere anche gli altri prodotti. 

Tuttavia, resta un grande limite: il budget ridotto. Un investimento così basso non permette a Facebook di raccogliere dati sufficienti per portare a reali risultati.

E quindi che fare?
Se sei arrivato fin qui è perché stai facendo o hai fatto campagne su Facebook ma non hai ottenuto risultati.

Noi possiamo aiutarti. Lo abbiamo già fatto e continuiamo a fare con decine di aziende (a questo link trovi tutte le testimonianze dei nostri clienti soddisfatti).

Perché dovresti scegliere di lavorare con noi?
Ti direi perché siamo bravi e portiamo risultati (come dimostrano le tante testimonianze che ti ho linkato sopra).

Ma soprattutto perché, dopo aver valutato il tuo caso (e la prima valutazione è gratuita) decideremo se ci sono gli elementi per portarti risultati, altrimenti ti rifiuteremo come cliente.

E’ nostro interesse avere clienti soddisfatti perché continuiamo a lavorare con loro nel TEMPO.
Quindi ci conviene nel senso economico del termine portarti risultati.

E per questo motivo rifiutiamo clienti quando pensiamo non ci siamo gli estremi per portargli risultati, come dimostra anche la recensione di Mary, nostra NON cliente soddisfatta, che vedi qui sotto:

non cliente soddisfatta

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