In questo articolo, con la nostra SEO Specialist Adriana Longhitano, vi parleremo di ottimizzazione SEO. E, in particolare, di come aumentare il traffico organico di un sito web attraverso le attività SEO.
Che cos’è l’ottimizzazione SEO? Semplificando moltissimo, si tratta di un’attività volta a migliorare una pagina di un sito web per migliorare il posizionamento sui motori di ricerca. Ma entriamo subito nel vivo dell’argomento.
Cos’è la SEO? Significato, acronimo e definizione
Innanzitutto diamo la definizione di SEO, giusto per non dare niente per scontato.
SEO è l’acronimo di Search Engine Optimization (che in italiano sta per Ottimizzazione per i motori di ricerca), e identifica il servizio di “posizionamento sui motori di ricerca” tramite il quale grazie ad una serie di operazioni fatte all’interno e all’esterno del sito si punta a scalare le posizioni di Google per una serie di parole chiave selezionate.
La SEO si divide in:
- On-site: tutto ciò che facciamo all’interno del nostro sito web
- Off-site: tutto quello che facciamo all’esterno. Principalmente per questa attività ci riferiamo alla link building.
A cosa serve l’ottimizzazione Seo?
L’ottimizzazione seo serve ad aumentare il posizionamento organico e di conseguenza a migliorare la visibilità del sito sui motori di ricerca come Google, ma anche altri, tra cui Bing, Yahoo e così via.
Semplificando il concetto, la SEO è il servizio che ti fa “diventare primo su Google”.
SEO On-site: i 9 elementi fondamentali
In questo articolo vedremo quelli che sono i principali elementi e le attività Seo che incidono sul posizionamento del sito web. Prima di approfondirli punto per punto facciamo però una premessa fondamentale.
Lavoriamo nel mondo della SEO da moltissimo tempo e ciò ci ha permesso di accrescere le nostre competenze giorno dopo giorno. Questa lunga esperienza nel campo dell’ottimizzazione dei siti web ci permette anche di lavorare per i nostri clienti raggiungendo importanti risultati in termini di posizionamento e quindi anche di traffico.
Se saprai seguire i nostri suggerimenti e applicarli sul tuo sito web avrai molto probabilmente dei benefici.
Continua a leggere per scoprire gli elementi più importanti di una strategia SEO.
1. Meta title: cos’è?
Il primo elemento è uno di quelli che incide maggiormente sul posizionamento organico ed è il Meta Title. Non è visibile all’interno della pagina, ma solo nella linguetta superiore e in SERP quando facciamo una ricerca.
A cosa serve il tag title?
Il Tag Title serve:
- al motore di ricerca: Google è come una grande enciclopedia. Attraverso il title fornisci al motore di ricerca l’argomento suggerendogli così in quale indice andare a inserire la tua pagina;
- all’utente per capire su quale risultato di ricerca gli interessa maggiormente cliccare.
Meta Title e titolo della pagina sono la stessa cosa?
Molto spesso capita che venga confuso il Tag Title con il titolo della pagina, però non sono la stessa cosa.
Il Meta Tag Title è infatti una porzione di codice HTML inserito in SERP e nella linguetta, ma non nella pagina. Al contrario, il titolo della pagina (H1) è generalmente il primo elemento visibile.
C’è poi una seconda questione che viene discussa, ovvero se utilizzare la stessa descrizione per il tag title e l’H1 incida negativamente sul posizionamento. In realtà non è penalizzante, ma tendiamo a diversificarli perché nel tag title abbiamo un limite di caratteri, a differenza dell’H1.
Per cui nel tag title cerchiamo di inserire quante più keyword possibili in modo leggibile per l’utente. Un tag title scritto bene infatti aumenta il CTR dato che gli utenti vi cliccano. In ogni caso cerchiamo di trovare il giusto compromesso tra inserire la parola chiave e rendere accattivante il titolo pergli utenti.
Quanto deve essere lungo il titolo SEO (tag title)
Il Tag Title c’è da dire che non dovrebbe superare i 70 caratteri, anche se in realtà non è propriamente così, nel senso che Google misura questo elemento in pixel e non in caratteri. Per cui per esempio una “O” maiuscola occupa più pixel rispetto a una “i” minuscola.
Perché non superare i pixel nel Tag Title?
Il motivo è semplice: Google tronca il titolo SEO se troppo lungo e dunque in SERP non risulta visibile nel modo in cui era stato concepito. Ci sono tantissimi tool, tra cui diversi plugin, che simulano il modo in cui il title è visibile SERP. Ti consigliamo quindi di munirti di questi strumenti per verificare che il title sia giusto.
Anche se la lunghezza del title non incide sul posizionamento SEO (come spesso si crede erroneamente), averne uno mozzato è comunque inutile per l’utente finale.
Come scrivere il Meta title perfetto
Per scrivere un Meta Title di successo vogliamo darti alcuni consigli utili e trovare il giusto compromesso tra le esigenze del motore di ricerca e quelle del lettore:
- Cerca di inserire la parola chiave a sinistra: i primi caratteri sono ritenuti più rilevanti da Google e il title deve essere scritto di conseguenza. Il motore, proprio come l’utente, “legge” da sinistra verso destra e pertanto darà maggiore rilevanza agli elementi a sinistra. Ecco perché la parola chiave principale va inserita all’inizio del titolo;
- Evita di superare il massimo dei caratteri: se lo scrivi più lungo Google “taglierà” gli altri caratteri aggiungendo tre puntini di sospensione alla fine e quindi gli utenti non leggeranno quello che hai scritto in fondo;
- Non utilizzare lo stesso title su più pagine: utilizzare lo stesso title (ma anche uno diverso ma con la stessa keyword) incide in modo drammatico sul posizionamento. Questo è un errore molto grave perché Google vuole che per una specifica ricerca dell’utente ci sia un solo risultato. Quindi se crei più pagine ottimizzate per la stessa keyword, anche se formulata in modo diverso, avrai problemi di cannibalizzazione. Può sembrare una banalità, ma purtroppo lo abbiamo riscontrato spesso tra i nuovi clienti che arrivano in agenzia. Un caso recente è stato quello di un sito realizzato con un CMS (un software) che ha ripetuto un titolo per tutte le pagine penalizzando molto il sito web. Se le pagine sono inserite nell’indice, i title non devono essere duplicati;
- Sii accattivante: chi fa una ricerca su Google vuole delle informazioni e cliccherà sul risultato apparentemente più convincente. L’utente si trova di fronte ai primi 10 risultati e non è detto che clicchi sul primo. Potrebbe infatti rivolgere la sua attenzione a quelli che sembrano fornire una risposta migliore rispetto al suo intento di ricerca;
- Prova a inserire più keyword correlate: in questo modo potrai posizionarti non solo per la keyword principale, ma anche per le ricerche correlate. Ad esempio le keyword “come parlare in pubblico”, “tecniche per parlare in pubblico” e “segreti per parlare in pubblico” sono tutte parole chiave correlate, cioè che hanno lo stesso search intent. Un buon title dovrebbe racchiuderle in modo coerente, così da poter “rankare” – cioè salire di posizionamento – con tutte e tre quelle keyword;
- Inserisci sempre il meta title: se non lo fai Google lo inserirà in automatico in base al contenuto della pagina. Il motore di ricerca cioè “pescherà” all’interno della pagina quello che gli sembra più rilevante, ma chiaramente potresti ritrovarti parti di testo presi a caso dalla pagina e utilizzati come title.
Esempi di titoli ottimizzati SEO per arrivare primi su Google
Vediamo l’esempio relativo alle keyword correlate e al loro corretto utilizzo nel title.
Ci sono più parole chiave inserite in maniera scorrevole (“tecniche”, “segreti” e “consigli per parlare in pubblico”) che sono digitate dagli utenti quando effettuano la ricerca.
Bisogna però stare attenti a utilizzare queste keyword in modo che il title alla fine risulti leggibile e soprattutto senza rischiare di essere ripetitivi o di “imbottire” il titolo in modo eccessivo di keyword.
Come scrivere titoli acchiappa click utili alla SEO
Tornando un attimo indietro, il title è dal punto di vista SEO il punto più importante per il posizionamento di una pagina, cioè è quello che ha più peso. Naturalmente non è l’unico: se tutto il resto è sbagliato, il title giusto non serve a niente. Al contrario se fai tutto bene e sbagli il title potresti perdere delle opportunità.
Considera poi che il tuo title apparirà in una pagina in cui ce ne sono altri 9. La prima pagina di Google contiene infatti 10 risultati: utilizzando il buon senso dobbiamo persuadere l’utente a scegliere proprio il nostro link, a discapito degli altri 9 presenti in SERP.
È inoltre fondamentale che il contenuto sia di qualità, perché puoi scrivere il titolo più accattivante del mondo, ma se poi l’articolo è scadente non c’è niente che possa migliorare i tuoi risultati. La qualità del contenuto è importantissima.
In questo articolo su Come Scrivere un titolo che spacca puoi leggere alcuni consigli aggiuntivi per la parte relativa alla stesura di un titolo che possa catturare l’attenzione dell’utente.
Quanto incide il title sul posizionamento SEO
Nello screen riportiamo l’esito di un nostro intervento SEO su un e-commerce di spille personalizzate che aveva perso la prima posizione. Questo cliente non ha tantissimi competitor, ma quelli presenti sono molto forti.
Ci eravamo resi conto che con la keyword “spille personalizzate” avevamo perso la prima posizione. Quindi abbiamo aggiunto delle correlate, ovvero delle parole chiave che hanno comunque dei volumi di ricerca.
Ad esempio la parola “creazione spillette personalizzate online” è una correlata utilizzata senza però fare keyword stuffing. Ovvero non abbiamo riempito la pagina di parole chiave simili tra loro rispetto alla parola chiave principale “spille personalizzate”, come ad esempio: “spilllette personalizzate”, “spille personalizzate online”. Abbiamo cioè dato un senso narrativo al titolo.
Funziona intervenire sul title?
Il +91,5% di traffico dimostra evidentemente che intervenire sui title e naturalmente anche sul resto del sito ha dato i suoi frutti.
2. Struttura delle Url (parlanti)
Anche questo può sembrare una banalità, ma in realtà per la maggior parte dei non addetti ai lavori è importante chiarirlo.
Possiamo personalizzare l’URL (l’indirizzo) a prescindere dalla piattaforma utilizzata. Inoltre l’URL deve essere parlante, cioè deve chiaramente dire di cosa parla quella pagina. Ciò non è tanto interessante per l’utente, poiché forse nemmeno la guarda, ma è fondamentale per Google.
L’URL parlante è un altro segnale che stiamo dando a Google che quella specifica pagina va inserita in quell’indice, cioè all’interno di quei risultati. Ad esempio se l’articolo parla dell’ottimizzazione SEO on site l’url sarebbe “ottimizzazione-seo-onsite”.
L’url può essere utilizzata anche per dare una struttura a un sito. Lo vediamo spesso negli e-commerce dove i link presentano il nome della categoria, il nome del prodotto e altre caratteristiche. Per esempio “abbigliamento-scarpe-donna” o nel caso di un blog “giardinaggio-come-piantare-le-orchidee”.
Google ha poi annunciato che per la struttura conferisce maggiore rilevanza ai breadcrumbs, le “briciole di pane” che ti indicano in quale punto del sito ti trovi. Preferiamo quindi utilizzare i breadcrumbs per evitare anche URL troppo lunghe.
In ogni caso il link deve essere parlante e personalizzato. Questa è un’ottima pratica anche perché su piattaforme come WordPress l’URL viene ricavato a partire dal titolo dell’articolo. Quest’ultimo però è spesso piuttosto esteso perché magari sono stati inseriti altri elementi, come abbiamo detto nei paragrafi precedenti. Il rischio quindi è quello di avere una URL troppo lunga.
3. Heading tags (H1, H2, H3, ecc…)
Gli heading tags sono un altro elemento di SEO onsite estremamente importante. Heading Tags è il termine HTML, ma possiamo chiamarli anche titoli. Immaginiamo l’articolo di un blog come un libro:
- Il titolo del libro è l’H1
- Il paragrafo è l’H2
- Il sottoparagrafo è l’H3
- E così via.
Gli heading tags vanno da H1 a H6. Abbiamo trattato articoli molto lunghi e approfonditi e rarissimamente siamo arrivati all’H4. Quasi sempre ci fermiamo all’H3, perché è molto difficile sviscerare così tanto un argomento da arrivare addirittura a un H5 o un H6.
Perché è importante soffermarci sugli heading tags?
Spesso questi elementi vengono inseriti nel testo in modo casuale, talvolta in base alla formattazione desiderata. Infatti ogni heading tag ha una propria dimensione, ma ciò non deve essere utilizzato per dare un certo aspetto grafico a una pagina o a un articolo poiché non è quello il loro scopo. Puoi infatti modificare la veste grafica di una pagina tramite HTML, per esempio, ma evita di utilizzare gli heading tag a sproposito. Questi infatti hanno una loro specifica funzione e devono essere inseriti in modo gerarchico.
Cosa significa inserire gli heading tags in modo gerarchico?
Se il titolo del nostro articolo è “Come disinfestare casa dalle blatte”, l’H2 sarà “Come disinfestare la casa dalle blatte in modo naturale”. Un H3 potrebbe essere “Come utilizzare il bicarbonato per cacciare le blatte”. Il contenuto deve essere redatto in modo gerarchico e non dobbiamo utilizzare dopo un H2 un H4 per esempio, ma seguire la struttura logica.
Un altro aspetto importante quando utilizziamo gli H2 all’interno dell’articolo è quello di inserirvi le correlate, in base alla keyword research fatta.
Un ottimo spunto per scrivere gli H2, rispettando le tecniche della SEO per blog è osservare le box che compaiono in SERP con “le persone hanno chiesto anche”. Ormai quasi su ogni argomento, soprattutto su quelli più ricercati, compaiono in SERP queste box utilissime per scrivere approfondimenti da utilizzare come H2, H3 e altro.
Quanti H2 (sottoparagrafi) inserire in una pagina?
Non c’è un limite, dipende dal contenuto: considera la lunghezza del testo e quanto puoi ampliare quell’argomento in base alle keyword correlate che trovi. Scopri qual è il primo risultato in SERP, cioè vai a “spiare” i tuoi competitor.
Vedendo quanti e quali H2 hanno utilizzato puoi avere ottimi spunti.
Come controllare gli Heading tags?
Un buon modo per controllare gli heading tags è quello di scaricare l’estensione di Chrome SEO META 1 click, anche se comunque ce ne sono molte altre. Questo strumento ci permette di avere un’idea generale delle struttura della pagina già a primo acchito.
In alternativa possiamo guardare il codice, un modo meno intuitivo, come possiamo vedere nello screen riportato in basso.
Dove si clicca per ottimizzare i Tag Headers?
Puoi ottimizzare la struttura del tuo articolo su WordPress inserendo i vari titoli 1, 2, e così via attraverso l’editor del testo.
Come strutturare i contenuti SEO
Controllare come sono strutturate le pagine dei competitor presenti nelle prime pagine è fondamentale perché questi sono i contenuti seo che ha premiato Google. Che tipo di contenuto è stato prodotto dai competitor? Quali sono i paragrafi e i titoli inseriti? Questo è un aspetto importantissimo che noi prendiamo in considerazione tutte le volte che entra un nuovo cliente e per il quale dobbiamo fare SEO.
Rispondere a queste domande ci permette di capire quanto deve essere lungo più o meno il nostro articolo. Ovviamente se vediamo che tutti i nostri competitor scrivono per una certa parola chiave degli articoli di 3000 parole, cioè molto lunghi, probabilmente per quella ricerca Google premierà quel tipo di contenuto perché richiesto maggiormente dall’utente.
Studiare cosa fanno i competitor è fondamentale per capire come redigere i propri contenuti.
Per i nostri clienti creiamo un file excel in cui inseriamo già la struttura che deve avere ciascun articolo con i title, H1, H2, H3 e così via. Dall’analisi delle keyword e dallo studio dei competitor l’obiettivo è realizzare un contenuto che si possa posizionare, così da ottenere il massimo del risultato dall’attività che stiamo svolgendo.
E guarda caso questo cliente da Gennaio 2022 a Novembre 2022 ha incrementato del 320% il traffico rispetto allo stesso periodo nel 2021. Chiaramente stiamo parlando dell’organico, con un aumento delle conversioni da 345 a 793.
Per lo studio dei competitor vi consigliamo poi un tool dal costo irrisorio che si chiama thruu (https://thruuu.com/). Una volta selezionata la lingua ci mostra in pochi secondi tutti i contenuti della pagina dei competitor.
Con pochi click ci fa vedere la struttura dei contenuti presenti all’interno delle pagine posizionate, così da fare un’analisi dei competitor più rapida. Se hai bisogno di uno strumento che ti permette velocemente di vedere gli heading tag utilizzati dai competitor questo è davvero efficace.
4. Struttura dei link interni
Un altro parametro della SEO onsite molto utile è quello dei link interni che danno una fortissima spinta ai contenuti.
I link interni ci permettono di portare un utente intercettato grazie a una pagina su un’altra pagina del sito correlata a un certo argomento. C’è poi un altro aspetto da considerare: una pagina che riceve molti link internamente ha maggiore rilevanza rispetto alle altre e perciò il motore di ricerca darà a questa pagina un posizionamento migliore.
I link inseriti nel menù infatti ricevono una forte spinta, proprio perché vengono considerati i più rilevanti. Quindi se c’è una pagina che per te è importante, sia anche un articolo del blog, il buon senso vuole che si trovi nel menù.
Per non dare niente per scontato, quando parliamo di “link interni” intendiamo quei link che collegano una pagina di un sito a un’altra pagina dello stesso sito, in modo da distinguerli dai link esterni o backlink di cui parleremo sotto.
Per esempio se hai un blog in cui si parla di Campagne Facebook per e-commerce allora puoi linkare gli articoli che trattano dello stesso argomento, così da rendere questi articoli rilevanti agli occhi di Google.
Come scegliere gli anchor text dei link
I link vengono poi inseriti attraverso gli Anchor text: la parte visibile del link, cioè il testo cliccabile. Anche questo è fondamentale. Non dobbiamo inserire il link interno su una frase come “clicca qui” che potrebbe essere sicuramente utile per l’utente, ma non fornisce alcuna indicazione a Google sul tipo di argomento trattato nella pagina di destinazione del link.
Se ad esempio vogliamo linkare dalla pagina di ottimizzazione SEO la pagina “Servizi SEO” non scriveremo “clicca qui”, ma “per conoscere i nostri servizi SEO clicca qui”. Cercheremo cioè di inserire in modo ottimale la parola chiave principale della pagina di destinazione all’interno dell’anchor text del link.
Uno strumento utilissimo per chi ha un blog con tantissimi contenuti e non può inserire i link interni a mano è Internal Link Juicer. Si tratta di un plugin di WordPress che utilizziamo in agenzia ed è freemium, cioè svolge una serie di funzioni tra cui l’inserimento automatico di link in modo gratuito. Va però utilizzato con una certa oculatezza perché bisogna sempre inserire le keyword giuste. Facendo comunque un po’ di pratica con questo plugin puoi risolvere il problema di inserire manualmente i link su un sito ricco di pagine.
Invece se il sito non è molto ampio vi consigliamo di inserire i link a mano così da variare le ancore e utilizzare anche le keyword correlate. Per esempio invece di linkare sempre la keyword “parlare in pubblico”, possiamo scrivere “tecniche per parlare in pubblico” e “segreti per parlare in pubblico. In questo modo abbiamo la possibilità di “rankare” meglio, cioè salire di posizionamento, non solo con la parola chiave principale ma anche con le altre correlate.
Passiamo ora al quinto elemento da tenere in considerazione nell’ottimizzazione di una pagina.
5. Ottimizzazione SEO delle immagini: perchè è importante
L’ottimizzazione delle immagini è uno degli elementi SEO più sottovalutati, sebbene sia una parte importantissima. Ciò sostanzialmente per diversi motivi:
- Il motore di ricerca non “legge” l’immagine, quindi non sa di cosa parla. Se invece la ottimizziamo, andiamo a contestualizzare l’immagine;
- Molto spesso riusciamo a comparire in SERP già con le immagini (vedi esempio sotto). Per moltissimi settori, per esempio l’arredamento, le persone cercano le foto direttamente in Google Immagini. Per cui apparendo per primi anche in questa sezione si ha la possibilità di ricevere traffico per la pagina ottimizzata.
Dunque è importante ottimizzare le immagini e ora vediamo come.
Come si ottimizzano le immagini per la SEO?
Ottimizzare un’immagine per un sito web significa sostanzialmente:
- Comprimere l’immagine utilizzando strumenti appositi come https://tinypng.com/ o https://imagecompressor.com/;
- Rinominare il file dell’immagine utilizzando la keyword;
- Caricarla su WordPress e ottimizzare Testo Alternativo e titolo (sempre utilizzando la keyword).
Le immagini non compresse rallentano tantissimo la velocità di apertura di una pagina. Questo incide negativamente sia a livello puramente SEO che a livello dell’utente che dopo un po’ si stanca. Attenzione quindi a questo aspetto da non dimenticare assolutamente.
Una volta scaricata l’immagine compressa, non lasciare il nome del file, come ad esempio “immagine 1”, ma rinomina il file dell’immagine utilizzando la keyword per cui vuoi ottimizzare quella pagina. All’interno di un articolo sul giardinaggio per esempio rinomina il file dell’immagine “come piantare le piante”.
Dopodiché carica il file correttamente rinominato su WordPress e poi ottimizza il testo alternativo che corrisponde all’Alt Tag. Questo elemento è pensato per gli utenti non vedenti, ma è molto utile anche per il motore di ricerca che non può sapere di cosa parla un’immagine. Descrivere testualmente quell’immagine ti premierà.
Un altro consiglio riguarda le attività local. Se gestisci un ristorante per esempio e hai delle foto originali, quindi non scaricate di stock, può sicuramente avere senso oltre a comprimere le immagini anche geolocalizzarle. A tal proposito ti suggeriamo un tool gratuito (https://tool.geoimgr.com/) che ti permette facilmente di effettuare questa operazione.
Passiamo ora al sesto parametro da considerare per la SEO onsite di un sito.
6. Architettura del sito SEO friendly
Finora abbiamo parlato di ottimizzazione di ciascun elemento contenuto in una singola pagina. Quello che incide però non è soltanto questo, ma anche il modo in cui le informazioni all’interno del sito sono distribuite.
Pensare a una buona struttura generale del sito è fondamentale per l’ottimizzazione per i motori di ricerca, in quanto essa istruisce Google riguardo agli argomenti trattati nelle pagine web. In più un sito strutturato in modo logico aiuta anche l’utente a orientarsi meglio tra le pagine.
Struttura a “silos”
La struttura migliore a livello di ottimizzazione SEO è quella a silos, ossia con sezioni del sito dedicate a ciascun argomento. Queste vengono appunto distribuite in modo gerarchico, come puoi vedere nell’immagine riportata.
L’esempio si riferisce a un sito che vende piegatrici industriali e altri sistemi di stoccaggio. Al di sotto di “Piegatrici” vengono allocate tutte le tipologie di piegatrici, mentre in “Sistemi di stoccaggio” tutti i servizi: magazzini automatici, scaffalature, software per la gestione del magazzino.
Un altro esempio è quello dell’abbigliamento. Possiamo infatti dividere gli indumenti da uomo e da donna, raggrupparli per capo d’abbigliamento (magliette, pantaloni, altro) e così via.
Tutto deve essere organizzato in modo gerarchico, ma evitando di andare troppo in profondità all’interno del sito. Idealmente un utente non dovrebbe compiere più di tre click dalla Home per arrivare a quello che sta cercando. Inoltre è molto utile collegare le varie sezioni del sito tramite i link interni.
Ad esempio se abbiamo la sottocategoria “magliette donna” e la macrocategoria “abbigliamento donna”, dalla sottocategoria possiamo linkare la macrocategoria rimandando alla pagina gerarchicamente superiore.
Ricapitolando, quindi, per organizzare al meglio la tua struttura del sito:
- Distribuisci i contenuti in “silos” di argomenti, ovvero realizza sezioni del sito “dedicate” a ciascun argomento;
- Usa termini che corrispondono alle keywords principali e organizzali in modo gerarchico;
- Tieni sotto controllo la “profondità” del sito: fai in modo che ogni sezione del tuo sito sia raggiungibile con meno click possibile (non più di 3);
- Collega le varie sezioni del tuo sito tramite i link interni.
7. Sitemap (mappa del sito)
Per Mappa del Sito o Sitemap si intende un file in formato xml, nel quale vengono forniti ai motori di ricerca le informazioni riguardanti l’elenco delle pagine, le categorie del sito e le eventuali indicazioni circa la priorità e la periodicità di indicizzazione che i motori di ricerca devono eseguire.
In parole povere la Sitemap è un file che indica a Google l’elenco delle pagine che compongono il nostro sito e la presenza di eventuali nuovi contenuti. Queste informazioni non sono quindi utili per l’utente, ma sono fondamentali per il motore di ricerca poiché appena scansiona un sito sa già di quante pagine è composto e ciò aiuta nell’indicizzazione.
Puoi realizzare una sitemap utilizzando i principali plugin SEO come Yoast o Rankmath e caricarla in Search Console nell’apposita sezione, come puoi vedere nell’immagine seguente.
Per verificare che sia presente sul tuo sito la sitemap basta digitare: “www.miosito.it/sitemap.xml”, dove per “miosito” si intende il nome del tuo sito.
8. Performance del sito: come incidono sulla SEO?
Anche le performance sono un elemento tecnico da considerare dal punto vista SEO. Tra queste la velocità del sito è preponderante perché incide in modo diretto sul posizionamento e sull’esperienza dell’utente.
Quando un e-commerce è troppo lento infatti gli utenti potrebbero stancarsi di aspettare, uscire dal sito e infine comprare sullo shop di un competitor. Per verificare che il tuo sito sia performante, prima di effettuare le necessarie valutazioni tecniche, puoi fare una prova navigando da mobile le pagine della piattaforma.
Se le pagine impiegano più di 3 secondi ad aprirsi stai perdendo clienti e quindi devi intervenire per aumentare la velocità del tuo sito.
Google ha dichiarato già da Luglio 2018 che la velocità da mobile è diventata un fattore di ranking. Non si può avere un sito lento nel 2023, ormai. Quindi fai l’esperimento, se il sito o le sue pagine si aprono troppo lentamente devi intervenire il prima possibile.
Come misurare le performance di un sito?
Per misurare le performance del tuo sito ti suggeriamo tre buoni strumenti gratuiti:
Grazie a questi tool ottieni un punteggio sulle performance del sito. Fare un’analisi tecnica successiva è fondamentale, ma prima è importante sapere se la piattaforma è troppo lenta.
9. User Experience (UX)
In merito alla User Experience (l’esperienza dell’utente), molti SEO specialist purtroppo tendono a sottovalutare quest’altro aspetto importantissimo.
Ci si concentra ad arrivare primi, ma alla fine lo scopo della SEO o di qualsiasi altra attività di digital marketing non è solo questo. L’obiettivo ultimo è vendere i propri prodotti o servizi. Oltre che essere primi dunque prestiamo attenzione a una serie di elementi che possiamo migliorare sul sito web.
Ne vediamo alcuni nel prossimo paragrafo.
Presenza delle CTA e del Form di contatto
Quando facciamo il Seo Audit di un nuovo cliente capita spesso che siano completamente assenti le CTA (Call to Action) e i form di contatto.
La mancanza di questi elementi importantissimi ha conseguenze disastrose. Immagina che un utente arrivi su una pagina del tuo sito web, magari è interessato a ciò che vendi e convinto di voler fare un’azione, ad esempio contattarti. Se non è presente un form di contatto tutto ciò diventa difficile.
Molto spesso poi navigando da mobile il form è irraggiungibile. La maggior parte delle persone ormai naviga da cellulare e quindi le CTA, ovvero i punti di contatto dell’utente con te, devono essere non solo presenti ma anche immediatamente visibili e cliccabili.
Inoltre, se non inseriamo un form all’interno di ciascuna nostra pagina come facciamo a sapere da dove sono arrivate le conversioni? Diventa difficile quindi anche tracciare questi dati.
Approfondimento sulle CTA (chiamate all’azione)
Come detto prima, le CTA sono fondamentali per rendere efficace il sito web e portare all’azione gli utenti. Eccone alcune:
CTA commerciali:
- Form di Contatto
- Pulsante WhatsApp
- Pulsante per la chiamata Telefonica
- Chat
CTA di connessione, cioè quelle che ci permettono di entrare in contatto con un potenziale cliente:
- Ex Download di un contenuto gratuito
- Richiesta di Iscrizione a un Gruppo Facebook
- Richiesta di Iscrizione a una Newsletter
- Quiz/Sondaggi
Puoi chiedere all’utente di scaricare un contenuto gratuito, per esempio, oppure richiedere l’iscrizione a una newsletter. In cambio ottieni il suo indirizzo email o altri recapiti da sfruttare per rimanere in contatto con lui finché non si deciderà a comprare. Avendo il buon senso come bussola delle tue azioni, scegli le CTA più utili per il tuo sito.
Caricamento troppo lento
Lo abbiamo già detto, un sito molto lento viene penalizzato a livello di ranking, ma non si tratta solo di questo. Se il tuo sito impiega troppo tempo a caricare, l’utente si stancherà ad aspettare e passerà velocemente a un altro risultato.
“Secondo i test di usabilità di Nielsen la visita media di una pagina web dura poco meno di 60 secondi. Un sito intero web viene esplorato in media in meno di 5 minuti”
Per fornire una buona esperienza all’utente, i siti dovrebbero caricare il contenuto “above the fold” entro i primi 2,5 secondi cercando di non superare mai i 4 secondi per non risultare eccessivamente lenti.
Link rotti (pagine 404)
Quanto è fastidioso cliccare su un link e trovarsi in una pagina 404?
Se lo è per te quando navighi lo è anche per il tuo utente che trovandosi di fronte a una pagina d’errore sarà invogliato a lasciare il tuo sito. Per cui si dovrebbero trovare e correggere tutti i link rotti che rimandano cioè a pagine non esistenti.
In questo modo otteniamo diversi benefici:
- risparmiamo crawl budget;
- diamo rilevanza alle pagine che ci interessano di più;
- evitiamo di infastidire il nostro utente o che abbia un motivo per lasciare il nostro sito e passare ad altro.
Fai in modo di trovare e correggere tutti i link rotti che rimandano ad altre pagine del tuo sito web. Così risparmierai crawl budget e farai contenti i tuoi utenti.
Come trovare link rotti?
Ti suggeriamo diversi tool per trovare i link rotti e poi correggerli manualmente:
- https://www.brokenlinkcheck.com/
- https://sitechecker.pro/
- Screaming Frog
- Plugin “Rank Math” (404 Monitor)
- Plugin WordPress “Broken Link Checker
Alcuni hanno tantissime funzioni, per esempio Screaming Frog che utilizziamo per diverse attività della SEO, tra cui appunto anche trovare link rotti. Lo fanno anche alcuni plugin di WordPress come Rank Math. Uno strumento efficace è Search Console: nella pagina di copertura vengono evidenziati i link che rimandano a un 404 da controllare e quindi correggere.
Nell’immagine in basso puoi vedere come trovare i link rotti nel rapporto di Copertura della GSC (Google Search Console).
Basso tempo di permanenza
Il tempo di permanenza è una metrica (analizzabile tramite Analytics) che indica quanto tempo gli utenti passano su una determinata pagina del tuo sito web. Anche questo elemento quindi riguarda l’esperienza dell’utente.
Un tempo di permanenza troppo basso indica che gli utenti non sono interessati ai tuoi contenuti o che la lettura risulta difficoltosa. Al di là del posizionamento SEO, questa metrica bassa ci indica che qualcosa non sta funzionando.
Controlla quindi il tempo di permanenza di ciascuna pagina. Se un articolo di blog con 2000 parole raccoglie utenti che però restano sulla pagina 5 secondi, anche se ovviamente ce ne vogliono molti di più per leggere l’intero articolo, abbiamo un problema. Una permanenza ridotta degli utenti potrebbe avere diverse cause, ad esempio:
- l’articolo potrebbe essersi posizionato per parole chiave che attraggono persone non interessate;
- il contenuto dell’articolo è scritto male.
Comunque bisogna intervenire, a prescindere dalla natura del problema. Sapere quanto tempo le persone restano su ogni pagina del tuo sito è sempre d’aiuto.
Attenzione però! Se la pagina indica per esempio l’ora esatta è normale che gli utenti, una volta letta l’ora, poi andranno via dal sito. Al contrario per pagine in cui ci aspettiamo che i tempi siano maggiori, se ciò non accade è fondamentale capire il perché.
Come migliorare il tempo di permanenza?
Vogliamo darti alcuni consigli generici che possono sicuramente rendere più performante il tuo sito web:
- Crea dei contenuti che rispondono realmente alle domande dei tuoi utenti;
- Aggiungi contenuti multimediali: i video (se pertinenti) aumentano notevolmente il tempo di permanenza su una pagina (per sapere come ottimizzare un video per la SEO su Youtube leggi il mio articolo);
- Formatta il testo in modo leggibile: aggiungi i grassetti pensando all’utente come uno scanner e non inserendoli in modo casuale sulle parole chiave;
- In caso di contenuti molto lunghi inserisci un sommario;
- Controlla che, anche da mobile, sia tutto facilmente leggibile e cliccabile.
Se ti sei posizionato per keyword non pertinenti dovresti creare dei contenuti che rispondano effettivamente alle domande del tuo pubblico potenziale. Può aiutare poi l’aggiunta di contenuti multimediali e la formattazione del testo in modo leggibile. Evitare cioè i “muri di parole” cercando però di non esagerare, per esempio andando a capo a ogni parola.
Anche il grassetto poi è molto sottovalutato. Infatti andrebbe inserito in modo tale che il lettore scansioni il testo individuando rapidamente i concetti più importanti. In caso di contenuti molto lunghi puoi inserire un sommario e controllare che da mobile sia facilmente leggibile e cliccabile.
Seo Off-site e Link Building
Finora abbiamo parlato di quei parametri della SEO che vengono definiti onsite, cioè tutte quelle attività effettuate all’interno di un sito.
Adesso invece ci occupiamo di SEO offsite e cioè tutto ciò che viene fatto all’esterno del sito. Principalmente con questo termine intendiamo tutte le attività legate alla link building.
La link building è una tecnica SEO che mira ad acquisire dei link esterni da altri siti web che rimandano al nostro. Questi link (chiamati backlink) sono considerati molto importanti dai motori di ricerca perché possono avere un impatto positivo sulla visibilità e sulla posizione del sito web nei risultati di ricerca.
La link building può essere effettuata in diversi modi, ad esempio:
- Scrivendo contenuti di alta qualità e condividendoli sui social media o su altri siti web per attirare link naturali
- Collaborando con altri siti web o influencer per ottenere link di riferimento
- Utilizzando tecniche di outreach per contattare i proprietari di siti web e chiedere loro di inserire un link al proprio sito
Tuttavia, è importante fare attenzione a come si ottengono i backlink e a come si utilizzano, poiché i motori di ricerca possono penalizzare i siti che utilizzano tecniche di link building spammy o poco etiche.
Vediamo, adesso, alcune accortezze per fare bene la link building, evitando penalizzazioni.
Cosa sono i backlink?
Sono i link che il tuo sito riceve da altri siti e, come noto, sono uno dei principali fattori di ranking.
Come nella vita reale, se molti parlano di te significa che sei una persona autorevole. Allo stesso modo quando molti siti (in particolare se sono pertinenti al tuo settore) linkano il tuo sito o fanno riferimento ai contenuti che hai pubblicato, allora è evidente che il suo sito è di valore.
Una volta che i SEO Specialist hanno scoperto che i backlink erano un fattore di ranking, si è “scatenato un Far West”. Molti hanno iniziato a comprare link in modo esagerato e a fare spam sui forum. Di conseguenza venivano posizionati siti di scarsa qualità per l’utente. Ecco perché a un certo punto Google ha rilasciato un notissimo algoritmo (Penguin) per cui venivano penalizzati i siti che avevano un profilo backlink molto squilibrato.
Come fare bene la link building (senza rischiare penalizzazioni)
Con il tempo queste penalizzazioni manuali, cioè quelle in cui un quality rater umano di Google decide che il tuo sito non deve essere in SERP o la tua pagina deve scendere di molto in posizionamento, sono state ridotte sensibilmente poiché è diminuito l’acquisto di backlink di scarso valore.
In ogni caso, esagerare con i backlink o comunque non fare un buon lavoro con i backlink può essere inutile o, nel peggiore dei casi, portare a una perdita di ranking.
Ci sono diversi modi per realizzare un buon profilo backlink. Vediamo quali sono tutti i casi.
P.S. Seguendo i nostri consigli dovresti essere in grado di fare link building sul tuo sito senza rischiare penalizzazioni. Tuttavia, se non ti senti particolarmente sicuro, ti consigliamo di rivolgerti a dei professionisti, per evitare danni irriparabili al sito.
a. Acquista link di qualità (ma non solo)
Ho troppi link spam, li mando in disallow? Non è necessario, perché Google sa che molti dei link contenuti sono spam e che sono naturali nella normale vita di un sito web. Al contrario avere tutti link da siti autorevoli è una palese manipolazione.
La link building è un’arte abbastanza sottile, per cui tutto deve sembrare quanto più naturale possibile anche quando si acquistano dei link.
Bene dunque avere dei link di qualità, autorevoli e in linea con il settore di appartenenza, ma è importante bilanciarli anche con link di medio valore, che provengono da siti generalisti e considerare che possono arrivare dei link spam.
Ecco un esempio di un profilo backlink equilibrato: la parte rossa indica i link di scarsissima qualità, l’arancione quelli di scarsa qualità, il giallo quelli di media qualità, il verde quelli di alta qualità e il verde chiaro i backlink di altissima qualità.
b. Utilizza una grande varietà di ancore
Un buon profilo backlink ha una grande varietà di ancore, cioè un testo cliccabile.
Se ricevo 50 backlink e tutti si chiamano “vendita zanzariere” Google potrebbe sospettare che questi link non siano naturali. Infatti quando la gente linka naturalmente un qualsiasi sito non utilizza sempre la stessa formula. Le ancora devono essere variate.
Inoltre, è importante che ci sia un buon rapporto tra le ancore delle pagine interne e le ancore della home. Nel grafico a torta riportato è possibile avere un’idea di come fare un lavoro pulito sui backlink.
Senza prendere in termini assoluti questi numeri, generalmente un profilo che ha il 46% di backlink verso la home e il restante è ben diviso tra le pagine interne può considerarsi un profilo equilibrato.
Un altro aspetto da considerare sono i competitor e qual è il lavoro che fanno sui backlink. Così possiamo determinare la percentuale di link che rimanda alla home rispetto a quella relativa alle pagine interne.
c. Acquista link in maniera costante nel tempo
Quando acquistiamo backlink cerchiamo di suddividerli in maniera naturale. Se il mio sito fino a ieri non ha mai ricevuto backlink e questo mese ne riceve 100, probabilmente c’è qualcosa che non va. Oppure se ogni mese ne riceve sempre 10/15.
Bisogna cercare di evitare ogni tipo di schema, onde creare sospetti da parte di Google.
d. Utilizza anche link follow, no-follow e citazioni/menzioni
Sarebbe bene che un sito non ricevesse soltanto link follow, ma anche nofollow (cioè link che valgono per l’utente, ma non per Google) e citazioni o menzioni, cioè il riferimento a quel determinato brand senza che però vi sia l’inserimento del backlink.
Ricapitolando, è importante che i backlink sembrino naturali e cioè:
- contengano link follow e no-follow, ma anche menzioni e citazioni;
- abbiano diverse ancore;
- siano equilibrati e costanti nel tempo.
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